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- La lettera al direttore del Corriere dello sport
- La sentenza del Tribunale di Roma
tratto dalla pagina ForzaRoma.info nell'intervista rilasciata a Rete Sport il 31 agosto 2014.
Ai microfoni di Rete Sport parla Rocco Berardo, ex consigliere regionale radicale, intervenuto oggi pomeriggio in merito alla chiusura del settore caldo del tifo giallorosso in occasione della prima partita casalinga della Roma nel campionato 2013-2014 con il Verona. «Gli abbonati della Curva Sud sono stati inconsapevolmente fatti oggetto di un “Daspo collettivo”, il che è antigiuridico. Già ci sarebbe da discutere sulla costituzionalità del Daspo, ma a prescindere da questo, la sua caratteristica è che sia di carattere “personale” mentre qui si parla di diecimila persone. Ovviamente in questo il provvedimento è stato emesso dalla giustizia sportiva e quindi non può tecnicamente essere un “daspo”, ma di fatto lo è».
La sanzione del giudice letteralmente fa riferimento ad una «ammenda» per la società e di «una partita col settore denominato “Curva Sud” chiuso». «La multa è pagata dalla società Roma – continua – ed è la società stessa che viene privata della possibilità di aprire la Curva, ma la tutto ciò non può essere accollato al tifoso, perché è la società che è colpita». Sul blog di Rocco Berardo si legge che la sanzione è stata ceduta «come si cede un debito. Ai tifosi», ma sugli estremi per una richiesta di risarcimento dei tifosi alla Roma lo stesso Berardo ci va cauto: «Stando alle condizioni che si firmano quando si sottoscrive l’abbonamento la Roma non si ritiene responsabile se il giudice sportivo dovesse squalificare il campo o decidesse di far disputare una o più gare a porte chiuse.
Questa potrebbe anche essere considerata una clausola vessatoria, ma servirebbe un ragionamento giuridico più approfondito con avvocati esperti in materia. In ogni caso la Roma, anche stante quella clausola, per un buon rapporto con i suoi abbonati, avrebbe potuto favorire l’ingresso degli abbonati in altri settori». Certamente la vicenda è ancora isolata nel nostro calcio, se si fa eccezione per Lazio-Udinese della prima giornata, e crea quindi un precedente: «Questo è chiaro, ma se si dovesse ripetere una situazione del genere, si deve dedurre che è molto sconveniente essere abbonati e che piuttosto è meglio essere spettatori occasionali che comprano il biglietto di volta in volta...». Né si è potuto procedere a spostare gli abbonati con un nuovo “segnaposto” valido per altri settori come accade nei derby. Secondo quanto dichiarato dal responsabile della biglietteria della Roma Carlo Feliziani, non ci sarebbe la possibilità logistica di ricollocare gli abbonati della Sud in altri settori: «Questa storia non mi convince – spiega Berardo – perché gli abbonati in totale sono 20.000. Quelli della curva, quindi, potranno essere forse 10.000, ma l’Olimpico dovrebbe avere una capienza di 65.000-70.000 posti… Basta fare i conti, lo spazio c’è. Sarebbe stato oneroso magari spostarci tutti, perché la Roma non avrebbe potuto vendere gli eventuali tagliandi a noi destinati, forse valeva la pena fare un’eccezione».
Ma l’indignazione è salita, oltre tutto, quando molti sostenitori si sono visti negare anche la possibilità di comprare (si arriva anche a questo per la Roma) un biglietto di altro settore, in quanto già registrati dal “cervellone” in un altro settore dello stadio: «Paradossale! – secondo Berardo – Ma cos’è, colpirne mille che non c’entrano nulla per educarne uno? Magari poi chi ha fatto i cori razzisti non è abbonato in curva e quindi può andare in un altro settore tranquillamente. A me è già capitato, ed è assurdo, che volendo portare mio padre con me allo stadio, e non essendo la curva disponibile se non agli abbonati, ho dovuto desistere perché non mi è concesso di comprare due ingressi di Tribuna Monte Mario, visto che già “appartengo” a un altro settore».
«Le leggi impongono già tante difficoltà all’acquisto dei tagliandi, tante clausole nel rapporto tra tifoso e società, ma bisogna razionalizzare questa situazione», dice Rocco Berardo. «All’Osservatorio interessa che chi dovesse andare allo stadio sia registrato con il proprio nominativo e che la centrale elettronica dia l’accesso a chi non ha diffide o ha rimediato un Daspo. Ma queste leggi, a prescindere da tutto, non possono prevedere che un abbonato non possa comprare altri biglietti». E comunque, viste le reazioni che si trovano un po’ ovunque a questa faccenda, su internet in particolare, secondo Berardo «si rischia anche di aumentare delle situazioni come quelle del razzismo. Magari in queste occasioni il Capitano della Roma potrebbe andare sotto la curva Sud a dire: “Chi tifa Roma non può fare cori razzisti, chi li fa non tifa per me”, sarebbe più utile».
- La lettera al direttore del Corriere dello sport
- La sentenza del Tribunale di Roma
tratto dalla pagina ForzaRoma.info nell'intervista rilasciata a Rete Sport il 31 agosto 2014.
Ai microfoni di Rete Sport parla Rocco Berardo, ex consigliere regionale radicale, intervenuto oggi pomeriggio in merito alla chiusura del settore caldo del tifo giallorosso in occasione della prima partita casalinga della Roma nel campionato 2013-2014 con il Verona. «Gli abbonati della Curva Sud sono stati inconsapevolmente fatti oggetto di un “Daspo collettivo”, il che è antigiuridico. Già ci sarebbe da discutere sulla costituzionalità del Daspo, ma a prescindere da questo, la sua caratteristica è che sia di carattere “personale” mentre qui si parla di diecimila persone. Ovviamente in questo il provvedimento è stato emesso dalla giustizia sportiva e quindi non può tecnicamente essere un “daspo”, ma di fatto lo è».
La sanzione del giudice letteralmente fa riferimento ad una «ammenda» per la società e di «una partita col settore denominato “Curva Sud” chiuso». «La multa è pagata dalla società Roma – continua – ed è la società stessa che viene privata della possibilità di aprire la Curva, ma la tutto ciò non può essere accollato al tifoso, perché è la società che è colpita». Sul blog di Rocco Berardo si legge che la sanzione è stata ceduta «come si cede un debito. Ai tifosi», ma sugli estremi per una richiesta di risarcimento dei tifosi alla Roma lo stesso Berardo ci va cauto: «Stando alle condizioni che si firmano quando si sottoscrive l’abbonamento la Roma non si ritiene responsabile se il giudice sportivo dovesse squalificare il campo o decidesse di far disputare una o più gare a porte chiuse.
Questa potrebbe anche essere considerata una clausola vessatoria, ma servirebbe un ragionamento giuridico più approfondito con avvocati esperti in materia. In ogni caso la Roma, anche stante quella clausola, per un buon rapporto con i suoi abbonati, avrebbe potuto favorire l’ingresso degli abbonati in altri settori». Certamente la vicenda è ancora isolata nel nostro calcio, se si fa eccezione per Lazio-Udinese della prima giornata, e crea quindi un precedente: «Questo è chiaro, ma se si dovesse ripetere una situazione del genere, si deve dedurre che è molto sconveniente essere abbonati e che piuttosto è meglio essere spettatori occasionali che comprano il biglietto di volta in volta...». Né si è potuto procedere a spostare gli abbonati con un nuovo “segnaposto” valido per altri settori come accade nei derby. Secondo quanto dichiarato dal responsabile della biglietteria della Roma Carlo Feliziani, non ci sarebbe la possibilità logistica di ricollocare gli abbonati della Sud in altri settori: «Questa storia non mi convince – spiega Berardo – perché gli abbonati in totale sono 20.000. Quelli della curva, quindi, potranno essere forse 10.000, ma l’Olimpico dovrebbe avere una capienza di 65.000-70.000 posti… Basta fare i conti, lo spazio c’è. Sarebbe stato oneroso magari spostarci tutti, perché la Roma non avrebbe potuto vendere gli eventuali tagliandi a noi destinati, forse valeva la pena fare un’eccezione».
Ma l’indignazione è salita, oltre tutto, quando molti sostenitori si sono visti negare anche la possibilità di comprare (si arriva anche a questo per la Roma) un biglietto di altro settore, in quanto già registrati dal “cervellone” in un altro settore dello stadio: «Paradossale! – secondo Berardo – Ma cos’è, colpirne mille che non c’entrano nulla per educarne uno? Magari poi chi ha fatto i cori razzisti non è abbonato in curva e quindi può andare in un altro settore tranquillamente. A me è già capitato, ed è assurdo, che volendo portare mio padre con me allo stadio, e non essendo la curva disponibile se non agli abbonati, ho dovuto desistere perché non mi è concesso di comprare due ingressi di Tribuna Monte Mario, visto che già “appartengo” a un altro settore».
«Le leggi impongono già tante difficoltà all’acquisto dei tagliandi, tante clausole nel rapporto tra tifoso e società, ma bisogna razionalizzare questa situazione», dice Rocco Berardo. «All’Osservatorio interessa che chi dovesse andare allo stadio sia registrato con il proprio nominativo e che la centrale elettronica dia l’accesso a chi non ha diffide o ha rimediato un Daspo. Ma queste leggi, a prescindere da tutto, non possono prevedere che un abbonato non possa comprare altri biglietti». E comunque, viste le reazioni che si trovano un po’ ovunque a questa faccenda, su internet in particolare, secondo Berardo «si rischia anche di aumentare delle situazioni come quelle del razzismo. Magari in queste occasioni il Capitano della Roma potrebbe andare sotto la curva Sud a dire: “Chi tifa Roma non può fare cori razzisti, chi li fa non tifa per me”, sarebbe più utile».
per approfondimenti:
Rocco Berardo
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