Pannella indica la politica e tutti guardano il dito...

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Osservazioni sparse sul dialogo tra Pannella e il resto del mondo:

L'apertura di credito se vuol dire dialogo non si nega a nessuno. Pasolini diceva: "Non avete avuto paura né di meretrici né di pubblicani, e neanche - ed è tutto dire - di fascisti”. Oggi direbbe che non abbiamo paura di parlare alle escort e ai loro accompagnati. Nessuno è fesso. Potere parlare di riforme altre rispetto al "legittimo impedimento" o altre forme di legge "ad personam" è almeno un obiettivo che questa forma di dialogo raggiunge. Se poi volete un giudizio su Berlusconi è anche peggio di quello che avete voi.

Se la strategia di Pannella è sbagliata:

Anche io voglio vedere i radicali in parlamento, ma in parlamento ha senso starci se si guadagnano le riforme in cui ciascuno crede ed è stato eletto. Se passi tutto il tempo a dire che Berlusconi è uno stronzo, cosa peraltro vera, puoi anche stare fuori dal parlamento. Viene anche meglio...

Volete sapere se penso che questa "strategia" sia un moltiplicatore di consenso? Non credo. Ma perché si fa politica, per aumentare il consenso...? E basta? Più che una strategia mi sembra un programma partitocratico... acquisire potere per amministrare il potere. (Vincere senza convincere, per usare altro tipo di retorica radicale). E i processi sono milioni e la democrazia non c'è. Ma il problema è la strategia sbagliata (di dialogo, parola, confronto, proposta politica) di Pannella?

In risposta a Alessandro Capriccioli:
http://metilparaben.blogspot.com/2011/02/hasta-luego-compagni.html

Caro Alessandro, ritengo che le tue osservazioni siano un ottimo ragionamento per dire il contrario delle tue conclusioni. Una specie di "proprio per questo". Quella politica che racconti è il filo che unisce tutta la politica, spesso solitaria, condotta dai radicali. Stare in Parlamento all'opposizione significa controllare che un Governo non faccia cazzate, ma anche fare proposte di riforma serie (impossibili? evvabbè non saranno fatte). Di questo si parla. Non per caso (non per popolarità, ma sicuramente per non essere anti-popolari) direi che "Ci sediamo dalla parte del torto (del dialogo) visto che tutti gli altri posti sono occupati".

3 commenti:

stealthisnick ha detto...

qualcuno mi deve spiegare questa fissa che avete con la parola partitocrazia, che da un paio di mesi a questa parte non fate che ripetere
cos'è una specie di scommessa? viene estratta a sorte una parola dal dizionario e vince chi riesce ad infilarla a caso nel maggior numero di discorsi?

perchè che una democrazia parlamentare sia una partitocrazia mi sembra tautologico e non vedo il senso di tutto questo furore

Kwyecc ha detto...

Per come la vedo io, pensare di trattare con Berlusconi e cavarne fuori qualcosa di utile è utopia, e infatti ci sono anche dei precedenti.
D'Alema con la Bicamerale, Veltroni col "dialogo" sulla riforma elettorale per esempio.
Tutte le volte è andata alla stessa maniera, e succederà ancora.
Se Pannella offrirà i suoi voti al Governo in cambio di una riforma importante, prima faranno finta di starci, mettendo in calendario la discussione. Poi in Commissione la rallenteranno adducendo qualsiasi scusa o emergenza che capiti a tiro, e nel mentre faranno passare le solite due o tre leggi ad personam, sempre promettendo che subito dopo si approverà la riforma importante. Poi, sistemati i fatti suoi, Berlusconi userà un pretesto qualsiasi per far saltare il banco, e Pannella rimarrà con un pugno di mosche. In compenso avrà aiutato Berlusconi a mantenersi al potere e a cavarsela un'altra volta.
Per forza pure la Bonino dice che non si fida. Ha capito che andrà esattamente così.
Berlusconi lo fa con tutti, se ci pensi persino col suo migliore alleato, la Lega. Che al pari di un mulo sostiene e trasporta il Cavaliere da anni, il quale le regge davanti agli occhi la carota del federalismo, facendola avanzare all'infinito nel tentativo di prenderla.

Macaronì ha detto...

@stealthisnick: Sulla parola partitocrazia, fa parte del lessico radicale minimo, è non una cosa di 2 mesi fa.

@rocco:

- Sul discorso di Silvio e Giacinto, diciamo che tu articoli il discorso in modo migliore di altri compagni radicali. O meglio tu sei capace di articolarlo, gli altri non sempre.

-"Il vincere senza convicere" come sai è una frase storica, di origine spagnola più che radicale. La pronunciò il basco Miguel de Unamuno, alllora rettore dell'Università di Salamanca per manifestare il suo dissenso davanti il nuovo regime dittatoriale franchista.

-Sulla storia del mantenere i consensi o del fare le cose, penso che la 2 cose non siano sempre in contrapposizione. Non bisogna concepirle come "o questo o quello" ma trovare la giusta dose. La politica solo per il consenso è il vuoto assoluto (o peggio). Ma l'azione continua senza consenso è insostenibile. Bisogna spaer andare avanti quando ce n'è bisogno (pensa che so a Mitterand che abolì la pena di morte andando contro l'opinione pubblica) e trovare un giusto mix, una giusta combinazione. Esiste una ricetta? No, ed è questo il punto.