Lettera aperta a Vito Crimi: Salvare RadioRadicale perché...

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Gentile Sottosegretario Sen. Vito Crimi,
stavo per pubblicare un post su Facebook a supporto di Radio Radicale. Ma un istante prima di inviarlo ho pensato all’inutilità dello stesso. I miei amici sanno quel che penso e, comunque, non hanno alcun potere o influenza per far approvare i finanziamenti alle trasmissioni parlamentari in convenzione.

Ho quindi pensato più utile scrivere a lei, e attraverso lei al Governo, per chiedere che su Radio Radicale - per la sua storia, la sua funzione, i suoi archivi, il suo patrimonio inestimabile - venga applicata una sospensione di giudizio.

Non voglio scrivere né le mie ragioni, né le ragioni oggettive che sicuramente avrà considerato per arrivare ad una decisione in merito. Voglio, però, prendere a suggerimento le parole che lei stesso ha usato nelle scorse ore per giustificare come il servizio di fatto non cesserà: perché “esiste Rai Parlamento, un servizio pubblico, un canale istituzionale che trasmette le sedute parlamentari e delle commissioni”.

Ho così sostituito l’uso quotidiano che faccio di Radio Radicale sperimentando l’utilizzo di Rai Parlamento. Sono andato sui due siti e ho cercato documenti che mi facessero rivedere i suoi interventi. Ho cercato: Vito Crimi.

Su RadioRadicale.it ho trovato 105 documenti audiovideo (ma sono molti di più se la ricerca fosse effettuata col suo nome per esteso Vito Claudio Crimi: 540), parlamentari e non solo, il primo dei quali la riprende nel 2012 in un comizio, prima che lei stesso diventasse parlamentare e dunque una personalità pubblica (coincidenza vuole che fosse un evento in cui chiedeva le dimissioni di Formigoni a seguito della iniziativa radicale sulle firme false che illegittimamente ne sostenevano la candidatura). Per un rapido confronto, ho aperto il sito di Rai Parlamento per fare la stessa azione, ma con mia grande sorpresa non ho trovato neanche il campo di ricerca dove inserire un qualsiasi nome o tema.

Provi ad immaginare che quella stessa efficacia nel rintracciare tanta documentazione non valga solo per lei, ma per migliaia di personalità, relatori, persone comuni, per centinaia di associazioni, movimenti e partiti. Un risultato così grande coincide a un patrimonio culturale, conservato e in via di produzione, di valore tendenzialmente infinito. Non sarebbe dunque saggio rinnovare la famosa convenzione?

È vero, ognuno di noi tende a confermare quello in cui crede. Capita a me, capita a lei. Le auguro, però, di avere la capacità, non comune e non semplice, di cambiare convinzione. Così, per un lampo, per un’intuizione.

Sarebbe una rivoluzione. Per lei e per tutti noi.

Grazie per l’attenzione.

Rocco Berardo

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