Le Olimpiadi partitocratiche che già ci hanno assegnato al Consiglio Regionale del Lazio.

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primo comunicato Ore 12.00 
Mentre il Governo Monti sta valutando in queste ore l’adeguatezza del Piano Olimpiadi, la spia dell’incapacità della partitocrazia di governare un’avventura così importante e storica è in realtà certificata da mesi:  lo stesso centrodestra,  al governo della Regione e del Comune di Roma, ha voluto per esempio l’istituzione della Commissione speciale Giochi olimpici 2020 e grandi eventi al Consiglio Regionale del Lazio, che ha visto la sola, letteralmente “sola”, opposizione dei Radicali. Uno spreco di denaro che si poteva evitare e che non si eviterà, c'è da scommetterci, neanche qualora venisse ritirata la candidatura di Roma.
Questa ulteriore commissione, di rara inutilità, costerà 1 milione di euro per l’intera legislatura, solo per condurre indagini, studi e analisi sulle tematiche inerenti lo svolgimento della XXXII edizione dei giochi olimpici e per i grandi eventi.
Sul sito del Consiglio regionale del Lazio è possibile valutare la mole di lavoro per questa commissione: una seduta per eleggere i suoi organi e distribuire prebende; una seduta per dare l’avvio ai lavori e un’altra per anticipare un’inutile mozione!

ultimora Ore 15.00 
Dopo la formalizzazione da parte del Presidente Monti della rinuncia alla candidatura della Capitale per le Olimpiadi del 2020 il protrarsi dell'esistenza della  Commissione speciale "Giochi olimpici 2020 e grandi eventi" assumerebbe toni ancor più kafkiani di quanto non fosse già evidente al momento della sua istituzione.
Auspichiamo che il presidente Del Balzo, per atto di responsabilità, rassegni subito le dimissioni insieme ai due vicepresidenti; auspichiamo che tutti rinuncino alle loro indennità di funzione, auto blu e a tutte quelle prebende economiche che da sole hanno determinato l'istituzione della Commissione, lo facciano come atto di buon governo in attesa della abrogazione della commissione stessa.
Se ciò avvenisse, si realizzerebbe una inversione di rotta, anche simbolica, da parte di quella politica delle poltrone che spadroneggia nel Consiglio; un atto che potrebbe essere salutato effettivamente come l'unico "grande evento" prodotto dalla omonima commissione.




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