Dalla radio una voce elettronica: era il leader nuovo...

Posted On // Leave a Comment
Radio Radicale è accesa, ma in sottofondo. In diretta c’è una riunione del Comitato dei radicali. È il 2000. La riunione sarebbe durate ore, fino a notte. Come accade anche oggi. E come accade da sempre. La radio è accesa quasi per un tic. Sento ma non ascolto. Stavo studiando, forse. A un certo punto, la radio sembra non prendere più bene. La frequenza è saltata, come accade per quelle vecchie radio in cui bisogna di tanto in tanto ritrovare la migliore posizione tra la rotellina analogica e l’antenna. Una sorta di alchimia. Mi avvicino, alzo il volume e mi accorgo che quello strano suono non è un’interferenza, ma una voce elettronica. Cos’è? Chi è? Si presenta, è stato eletto alle elezioni online dei radicali come membro di quel comitato. È un nuovo dirigente nazionale. Ho letto la sua storia sul forum online, ma non avevo mai ascoltato la voce prestata dal suo computer. Una voce elettronica che si contrappone ai contenuti all’estremo umani. Diretti. Che colpiscono dritto. Senza giri di parole. Era quella la prima volta che ascoltavo Luca Coscioni. Facciamo un salto. Il dirigente Luca Coscioni diviene leader nazionale ed è scelto come capolista della Lista Bonino per le elezioni del 2001. Deve spostarsi a Roma, al quartier generale: Torre Argentina. La stanza però è da preparare. Luca ha bisogno di una poltrona particolare di quelle che si alzano e si abbassano, adatta alle sue necessità. Bisogna portarla su, al terzo piano. Noi militanti più giovani abbiamo le giuste forze. Arrivati alla porta della stanza indicata, lasciamo la poltrona, con la sensazione di chi aveva segnato la storia, almeno di quella campagna elettorale. Ma è lì, in quel momento che succede una cosa strana: rialziamo lo sguardo. Era la prima volta che incontravo Luca Coscioni. Se devo fissare in un’immagine personale Luca, il leader radicale Luca Coscioni, la fotografia è quella. Il momento in cui, senza poter parlare, Luca ci disse tutto con uno sguardo. Non solo era riconoscente per quella minuscola fatica che avevamo fatto. Ma come in una specie di magia, trasmise a ognuno di noi con i suoi occhi tutte le ragioni per capire perché eravamo lì in quel momento. L’uomo reso muto dalla malattia, come ha scritto Josè Saramago, aveva restituito una forza difficile da descrivere. Un’esperienza, quella, che dopo tanti anni e dopo aver lavorato con lui per tanto tempo, permane indelebile sopra tutte a raccontare un uomo la cui forza, ancora oggi, si propaga e a cui l’intera classe politica deve ancora dare risposte. (da Agenda Coscioni, Il profeta muto, febbraio 2010)


0 commenti: