Sentenza non sul merito, ma sulla procedura

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Il Tar ha deciso sul nostro ricorso relativo all'illegittimità dei decreti Polverini sull'indizione delle elezioni regionali, ancora una volta intervenendo non sul merito, ma sulla procedura, respingendo i ricorsi qualificandoli inammissibili in quanto l'atto impugnato non è tra quelli che possono essere impugnati subito né con rito elettorale, né con rito ordinario.

Rimane aperta, dunque, la decisione sul merito del ricorso, ovvero il mancato rispetto dello Statuto e della legge elettorale vigente nei decreti di indizione delle elezioni scorse. Di questo i Giudici amministrativi ancora una volta non parlano, ed è facile capire il perché: quei decreti sono chiaramente fuori legge; fuori sia dalla legge statutaria che da quella elettorale.

Una notazione va fatta circa l'evoluzione di questo strano procedimento, con una prima ordinanza che precedeva le elezioni in cui gli stessi giudici non si sono avveduti del fatto che l'atto non era impugnabile - come improvvisamente sostengono oggi - e con la quale, nel respingere la richiesta di sospensiva scrivevano che la vicenda nel merito era tutt'altro che infondata. C'è poi stata una seconda ordinanza interlocutoria in cui i giudici interrogavano le parti sugli effetti di una eventuale pronuncia e poi, a distanza di mesi, oggi si avvedono che l'atto non era impugnabile.

C'è molto nervosismo determinato da questo procedimento, sono molte le telefonate che arrivano da destra e da sinistra per sapere se si tornerà a votare. Tutti sanno che andare a votare a 50 era illegittimo, a noi non rimane che attendere l'udienza del procedimento col quale è stata impugnata la proclamazione degli eletti che si terrà il 24 ottobre prossimo.

La legalità non ammette scorciatoie e non vorremmo che la vicenda, come quella di Firmigoni in Lombardia, sia risolta a babbo morto, come usa fare in quest'Italia in cui quotidianamente viene calpestato ciò che assicura la civile convivenza tra le persone, la legge. Un'Italietta che di giorno in giorno è sempre più trasformata, dai poteri di turno, in un palcoscenico da operetta.

dichiarazione di Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo ex-consiglieri regionali Radicali del Lazio.

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