A Malagrotta hanno "gassificato" il gassificatore, e anche gli ammortizzatori sociali

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Il gassificatore di Malagrotta è fermo dal 10 ottobre 2011. Le 60 persone che lavoravano al funzionamento della prima linea di gassificazione sono da allora senza lavoro. Nel marasma che ha investito Malagrotta nessuno, né i media e né le Istituzioni, ha portato in evidenza la situazione paradossale per cui da una parte si vuole costruire un nuovo impianto, ad Albano, mentre dall'altro si manda in malora l'impianto più nuovo fra quelli presenti nel Lazio, quello di Malagrotta, al tempo stesso disperdendo le capacità acquisite negli anni da questi 60 operatori, che, nel momento in cui il gestore ha fermato l’impianto, sono stati messi sotto cassa integrazione. Ma a questo punto la realtà supera qualsiasi fantasia: infatti l’INPS non avrebbe ricevuto nessuna comunicazione per garantire loro gli ammortizzatori sociali. Quindi, mentre il gestore dell’impianto, il proprietario di Malagrotta e la Presidente della Regione Lazio litigano e si contendono l’affaire rifiuti, vi sono persone che vivono da mesi senza stipendio e senza ammortizzatori sociali.  Abbiamo presentato dunque un'ulteriore interrogazione su questa incredibile vicenda: chiediamo all’Assessore dei Rifiuti Pietro Di Paolo e all’Assessore al Lavoro e Formazione Mariella Zezza, il motivo del mancato funzionamento della prima, ed unica, linea di gassificazione a Malagrotta, il perché si è pronti a costruire un impianto di gassificazione ad Albano quando, ad oggi, quello di Malagrotta non è funzionante, ma soprattutto chiediamo cosa si intenda fare rispetto alla grave situazione dei sessanta lavoratori che, ad oggi, non usufruiscono di nessun ammortizzatore sociale.

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