Il centro clinico che poteva evitare la detenzione (e la morte) di Simone La Penna. La Polverini apra un'indagine e risponda

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Simone La Penna, una morte che si poteva evitare. Il centro clinico doveva essere nelle condizioni di individuare un problema tanto importante come l’anoressia nervosa di un detenuto che ha perso in poco tempo trenta chili e considerare tale condizione incompatibile con le cure che poteva ricevere nella struttura di Regina Coeli.
Le indagini seguiranno il loro corso. Ma ora, subito, va assunta anche da parte della Regione attraverso la Giunta della Presidente Renata Polverini, una indagine sulla struttura sanitaria, che anche in altri casi non ha assicurato un adeguato giudizio sulla compatibilità con il carcere (e i mezzi a disposizione del centro clinico) di alcune persone detenute e malate. Vi sono peraltro interrogazioni presentate dal gruppo radicale alla Regione, riguardanti proprio il centro clinico di Regina Coeli, a cui da mesi non viene data risposta dalla Giunta. (Il caso di Idolo Caradonna, su cui non abbiamo ricevuto risposta: l'interrogazione)

Dichiarazione di Rocco Berardo, consigliere regionale Lista Bonino Pannella Federalisti europei, membro della Commissione Sanità

2 commenti:

Rocco Berardo ha detto...

INTERROGAZIONE URGENTE
A RISPOSTA IMMEDIATA
Oggetto: inidoneità all’accreditamento presso la regione Lazio dell’ U.O.C. di medicina Penitenziaria e Patologie di Dipendenza della Casa Circondariale di Regina Coeli

PREMESSO CHE

- in data 1 giugno 2010, il Consigliere Rocco Berardo, si è recato presso la casa Casa Circondariale di Regina Coeli per sincerarsi delle condizioni di salute del sig. Idolo Caradonna, nato a Roma il 02.06.1971, ivi ristretto;
- nell’ambito della visita veniva evidenziato come il sig. Caradonna, ristretto dal 28.03.2009, sia affetto da esiti di politraumatismo fratturativi con impegno midollare cervicale consistente in tetraparesi spastica con gravi deficit neuromotori e turbe dell’equilibrio, causati da un grave incidente stradale avvenuto nel 2007 che ne provocava il coma post traumatico ed una frattura vertebrale cervicale poi sfociata in tetraparesi spastica, con invalidità permanente valutata al 60-70%;
- il quadro clinico del sig.Caradonna è confermato dalla documentazione medica, tra cui le cartelle cliniche rilasciate dall’Ospedale Forlanini e dall’Ospedale San Giovanni Battista e dalla stessa cartella clinica della direzione sanitaria di Regina Coeli;

CONSIDERATO CHE

- il centro clinico della casa circondariale ove lo stesso è recluso non è idoneo alla terapia prescritta in quanto non consente di seguire i protocolli riabilitativi necessari per evitare la regressione delle proprie condizioni fisiche o addirittura per consentirne il recupero;
- l’inidoneità della struttura viene in luce dallo stesso diario clinico di Regina Coeli in cui si evidenziavano carenze dovute a problemi strutturali; tale circostanza veniva ulteriormente corroborata sia dalla documentazione medica rilasciata dal dott. Ivan Latkovich, il quale a sua volta aveva consigliato cicli riabilitativi sia dalla perizia medico-legale redatta successivamente all’accesso in carcere effettuato in data 25.07.2009 da parte del Dott. Stefano Petrucciani;

VISTO CHE

- il signor Caradonna faceva istanza di sostituzione della misura cautelare, ex art. 299 comma 4 ter in relazione all’art. 275 comma 4 bis c.p.p., in quanto in condizioni di salute particolarmente gravi incompatibili con lo stato di detenzione e comunque tali da non consentire adeguate cure in caso di detenzione in carcere;

- ricevuta l’istanza la Corte d’Appello chiedeva informazioni alla Direzione Sanitaria di Regina Coeli, che rispondeva con nota del 25.11.2009, trasmessa in data 01.12.2009;

- nella camera di consiglio del 09.12.2009 la Corte d’Appello di Roma, con ordinanza interlocutoria, dopo aver rilevato che tale relazione conteneva unicamente la descrizione delle patologie del sig. Caradonna, con una generica dichiarazione di compatibilità con il regime detentivo, scriveva testualmente come “rilevato che nella relazione sanitaria richiesta alla direzione del Carcere non viene espressamente dichiarato se il prevenuto possa ivi essere adeguatamente curato e se disponga delle necessarie attrezzature per il trattamento del politraumatismo fratturativo di cui affetto… chiede alla Direzione del Carcere di Regina Coeli di integrare la relazione medica già trasmessa con le precisazioni sopra richieste, riservandosi di provvedere”;

- la Direzione Sanitaria, rispondeva solo in data 12.01.2010, inviando nuovamente – quale primo foglio – la medesima relazione del 25.11.2009 e, come seconda pagina, una breve nota che testualmente riferiva come “ad oggi non risultano agli atti elementi clinici nuovi o diversi rispetto a quanto già trasmesso. Ha già effettuato tre cicli di FKT ed è in attesa di proseguire l’attività di riabilitazione e al momento attuale può essere trattato presso questo Istituto”.

Rocco Berardo ha detto...

CONSIDERATO ALTRESÌ CHE
- le condizioni di salute del sig. Caradonna sono peggiorate durante gli ultimi mesi e continueranno ulteriormente a peggiorare poichè non sono presenti presso Regina Coeli apparecchi per l’elettrostimolazione di cui necessita ma si dispone unicamente una spalliera, una cyclette e una cordicella con palletta annessa;

- il Presidente della Corte d’Appello dava incarico al perito nominato, dott. Manzieri, di assumere tutte le informazioni necessarie al riguardo all’idoneità della struttura la Casa Circondariale di Regina Coeli a curare il sig. Caradonna;

- il dott. Manzieri, tuttavia, incontrava irragionevoli resistenze da parte del Responsabile U.O.C. medicina Penitenziaria e Patologie di Dipendenza, Dott. Andrea Franceschini, che sosteneva che un perito nominato all’uopo dalla Corte d’Appello non possa visionare i locali della palestra e le strutture ivi presenti;

- lo stesso, dott. Andrea franceschini, dichiarava con fax del 09.03.2010, che il sig. Caradonna stava svolgendo dei cicli di FKT con cadenza trisettimanale, ginnastica passive, ginnastica posturale ed elettrostimolazioni e affermava anche che il servizio di FKT era dotato di apparecchiature per le elettrostimolazioni, nonché che la struttura è accreditata presso la Regione Lazio con delibera prot. N. 12216 del 10.02.2003;

- il perito accertava che quanto sostenuto dal Dott. Franceschini non rispondeva al vero in quanto il detenuto raramente veniva sottoposto a sedute di FKT con la cadenza trisettimanale programmata, che assai più spesso era bisettimanale, non si rinvenivano prescrizioni relative ad elettrostimolazioni e l’accreditamento della struttura presso la Regione Lazio non stava a significare che la stessa soddisfi automaticamente i requisiti richiesti;

- il dott. Manzieri, nella sua perizia lascia intendere che il responsabile del servizio sanitario è stato reticente, ha detto il falso e la stessa struttura, pur accreditata, non ha i requisiti richiesti dalla legge, il che giustificherebbe la ritrosia del sanitario a dare informazioni;

-il perito, conclusivamente, ritiene che solo in linea teorica il sig. Caradonna possa essere curato ma che, in pratica, ciò non viene fatto per l’inadeguatezza delle strutture;

TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO


i consiglieri regionali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita

INTERROGANO
La Presidente della giunta regionale

se non si ritiene opportuno procedere ad una ispezione volta ad eccertare la permanenza dei requisiti di legge richiesti che portarono all’accreditamento della Regione Lazio con delibera prot. N. 12216 del 10.02.2003, contestualmente vagliando l’effettivo utilizzo dei macchinari necessari per l’elettrostimolazione in rapporto alla necessità dei soggetti reclusi anche controllando la presenza di personale medico e paramedico nel rapporto numerico sufficiente per il numero di prestazioni e durata che la struttura afferma prestare prevedendone un eventuale potenziamento.