Ma che c'entra la religione?

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Cosa c'entrano dei folli e criminali assassini, come quelli di Parigi, con una religione o con una cultura? Nulla. E' come dire che Breavik - per usare le sue parole - fosse davvero un "salvatore del Cristianesimo". Oppure che in Usa c'è un'azione cattolica, seppur estremista, ogni qualvolta si abbia notizia dell'uccisione di un medico che pratica l'aborto.

Gli autori di quei reati sono degli assassini, non dei rappresentanti religiosi.

Se un episodio può raccontare un'ambiente, sarei molto più preoccupato dal fatto che a Gerusalemme (video) ragazzini e persone adulte insieme possano tranquillamente dileggiare, tirandogli pallate di neve, due ebrei ortodossi. Scena molto più preoccupante perché indicativa di una situazione culturale molto bassa di alcune parti della società medio orientale. Sebbene prendere una parte per il tutto sia sbagliato (come dire che Roma è razzista per i fatti di Tor Sapienza), credo che quella fotografia sia molto più diffusa di quanto non lo siano pazzi terroristi che purtroppo ci sono sempre stati ma che rappresentano singolarità psichiatriche: dalla maratona di Boston da una parte, al pazzo nazista norvegese dall'altra.

La questione che inquieta è che un'azione, di un gruppo di pochissime persone, possa essere trasformata da alcune dichiarazioni e dalla rappresentazione dei media come una "guerra" tra culture o religioni. Siamo vittime dei titoli. Non è una "dichiarazione di guerra". Quella la fanno gli Stati. Su questi, purtroppo, quello che c'è da dire è che tutte le leggi fatte dall'11 settembre in poi non hanno consentito di prevenire l'aggregazione, l'organizzazione e la preparazione di questi atti terroristici. C'è, evidente, il fallimento dell'intelligence e della polizia francese, ma non solo francese.

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