Il programma Radicale alle regionali 2010 e 2013

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Programma Lista Amnistia Giustizia Libertà 2013 Elezioni Regionali Lazio


Promuovere in ogni ambito politico, istituzionale e sociale della Regione Lazio attenzione e priorità ad una vera Riforma della Giustizia, con il coinvolgimento delle altre Regioni, del Parlamento nazionale e del Governo, che possa avere immediata efficacia nel far ripartire l'intero sistema, attraverso lo strumento dell'Amnistia. Essa realizzerebbe immediatamente quanto ci viene chiesto da norme e condanne europee. Non si tratterebbe di un "gesto di clemenza", ma di un atto per ristabilire la legalità costituzionale nei tribunali e nelle carceri di un Paese in cui essa viene sistematicamente violata. L'amnistia è propedeutica a una grande Riforma della giustizia penale e civile, la cui paralisi penalizza i cittadini e le imprese, scoraggia gli investimenti esteri e comporta costi enormi per la società e l'economia nazionale. In Italia ci sono 9 milioni di processi arretrati (la Regione Lazio è in cima alla lista delle Regioni italiane) e per ottenere una sentenza definitiva è necessario attendere 10 anni. Se da un lato il 70% dei furti e l’80% degli omicidi rimane impunito, dall'altro ogni anno 170mila processi cadono in prescrizione, un'amnistia per ricchi con buoni avvocati. 


ANAGRAFE PUBBLICA DEGLI ELETTI E DEI NOMINATI 
Trasparenza su tutto 

Affinché i cittadini possano conoscere e controllare è nostro impegno istituire subito l’Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati della Regione Lazio. 
Riformare la Regione attraverso la conoscenza, assicurando, nell’ambito regionale, la massima 
trasparenza e conoscibilità dell’azione amministrativa, nonché la massima fruibilità delle informazioni e degli atti dell’Istituzione in quanto tale e di tutti gli enti, aziende, società, agenzie, istituzioni, consorzi e organismi comunque denominati, controllati, vigilati e partecipati dalla Regione ivi compresi gli enti del servizio sanitario regionale, nonché i concessionari di servizi pubblici regionali. 
L’anagrafe pubblica riguarda oltre che tutte le amministrazioni regionali e gli amministratori regionali, siano essi eletti o nominati, anche gli appalti e le procedure concorsuali e selettive per il personale. 
Inoltre, vogliamo dare piena attuazione alla legge sui cosiddetti “opendata” in materia di pubblicazione e riutilizzo dei dati e delle informazioni delle pubbliche amministrazioni regionali. È la legge regionale n. 7 del 18 giugno 2012 “Disposizioni in materia di dati aperti e riutilizzo di informazioni e dati pubblici e iniziative connesse” approvata grazie alla nostra iniziativa, affinché le preziose informazioni che tutti i giorni l’amministrazione acquisisce e produce non restino chiuse in un cassetto, ma siano restituite alla conoscenza pubblica. 


COSTI DELLA POLITICA 

Nelle assemblee legislative operano i rappresentanti del popolo, coloro che, dovrebbero dar corpo e vita alle istanze della collettività, dando risposte alle esigenze ed ai bisogni dei cittadini. 
La democrazia ha dei costi connaturati al funzionamento del sistema democratico. Se per costi della politica si intendono questi, sono giusti e sacrosanti. 
La questione va però affrontata individuando quelli che sono i costi necessari al funzionamento di una istituzione e quelli che sono invece sprechi e privilegi. 
Un esempio, i rimborsi elettorali sono un costo giusto e sopportabile perché atto a garantire la partecipazione di tutti e non solo del facoltoso di turno, a patto però che siano erogati fissando a priori un tetto massimo e nei limiti di quanto effettivamente speso e documentato. 
Questo diventa ingiusto e insopportabile se risulta essere puro finanziamento pubblico, peraltro sotto la falsa dizione di rimborso elettorale, come oggi le leggi in essere lo hanno fatto diventare, in spregio al referendum promosso dai Radicali nel 1993 e approvato dai cittadini con il 93% dei voti favorevoli, ovvero un finanziamento che nulla ha a che vedere con le spese sostenute per le campagne elettorali e, di fatto, non soggetto a controlli reali. Esso non rappresenta più un costo della politica, bensì uno dei tanti costi della partitocrazia affamata da interessi propri e non da quelli della collettività e spesso volti ed utilizzati per l’ottenimento di un consenso clientelare. 
Lo stesso esempio lo si può fare per quanto attiene ai fondi erogati ai gruppi consiliari; una cosa è fornire dei mezzi per l’espletamento dell’attività politico istituzionale, altro è foraggiare i gruppi con milioni di euro senza alcun controllo sull’utilizzo. 
Per questo abbiamo presentato, anche nel Consiglio Regionale del Lazio, come primo atto della nostra attività, la proposta di legge per istituire l’Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, perché ci fosse trasparenza totale su tutta la macchina politico amministrativa della Regione nel senso più lato. Infatti, solo la possibilità di controllo da parte dei cittadini può garantire una gestione attenta e oculata, oltre a consentire nelle occasioni elettorali successive, un voto consapevole sull’operato dei diversi governi e dei diversi rappresentanti. 
L’aver noi, indipendentemente dall’approvazione della legge, pubblicato i bilanci annuali del nostro gruppo consiliare ha consentito a tutti di conoscere quale fosse l’ammontare – esorbitante – dei fondi erogati per il funzionamento dei gruppi e da lì è scoppiato lo scandalo sul relativo utilizzo, sia nel Lazio che nelle altre regioni. 
Molti altri sono i fronti su cui si annidano i costi più pesanti della partitocrazia; più alti sia in termini di costo economico, sia in termini di inefficienza nei servizi. E fra questi spicca il sistema di spartizione delle poltrone che, nell’ultima legislatura, si è manifestata con la moltiplicazione delle commissioni e dei monogruppi consiliari, ovvero dei gruppi formati da un solo consigliere, ma che costantemente nel tempo si è concretizzata soprattutto con le nomine politiche nelle varie agenzie, enti pubblici, società partecipate o controllate e ancor più grave nelle aziende sanitarie. 
Nomine atte a salvare politici esclusi dal voto popolare e spesso fatte a favore di persone che non hanno le giuste competenze per ricoprire quegli incarichi, con costi tutti a carico della collettività. Spesso si tratta di Enti estranei alle competenze proprie della Regione, o sovrapponibili alle funzioni assegnate ad altro ente la cui “utilità” si concretizza nel collocamento lavorativo per raccomandati. 
Non può funzionare un sistema dove i controllori sono nominati dai controllati. 
Questo sistema partitocratico si regge con i soldi prelevati con le tasse dalle tasche dei cittadini che non torneranno mai ai cittadini sottoforma di beni e servizi pubblici. Questi non sono costi della politica, sono costi della partitocrazia, cioè della non democrazia, dell’abuso del potere da parte dei partiti uniti tra loro per difendere la stessa possibilità di rimanere oligarchia. Contro questi costi, questi partiti, questo sistema partitocratico non democratico, noi Radicali ci battiamo. 


AMBIENTE E RIFIUTI 

Le questioni ambientali rappresentano, nel loro complesso, uno dei più importanti ambiti che la politica deve affrontare. Non ci può essere infatti sviluppo e prosperità economica in assenza di politiche efficaci per la sostenibilità ambientale, lo stop al consumo del suolo, la riduzione del rischio geologico, il risparmio e l’efficienza energetica, la tutela del paesaggio e dei beni storici e artistici. Più in particolare, il tema geologico è senza dubbio uno dei più rilevanti nell’insieme generale delle tematiche attinenti alla sostenibilità ambientale e al governo del territorio. Su questo, è assoluta priorità quella di realizzare il potenziamento dei servizi e delle strutture della Regione finalizzati ad affrontare e fronteggiare – efficacemente – il tema dei rischi geologici nel loro insieme e quindi a potenziare la capacità di analisi geologica del territorio e di valutazione del rischio geologico in rapporto a all’edificazione esistente e ai progetti edificatori. 

Per rafforzare la gestione dell’ampio e articolato sistema di aree naturali protette è necessario: 
Convocare una Conferenza regionale dei Parchi e delle Riserve naturali 
Costituire una “Conservatoria Regionale per la Protezione della Natura” 
Per finanziare questo processo di patrimonializzazione delle aree protette si ricorrerà, nell’immediato, a una rimodulazione dei contributi previsti (oneri concessori e il cosiddetto contributo straordinario) 

Meno rifiuti: ridurli, riusarli, riciclarli 
Prevenire la produzione dei rifiuti attraverso la riduzione degli involucri e il riuso, anche mediante accordi con le aziende produttive e con la distribuzione; 
raggiungere il 65% di raccolta differenziata; 
incentivare e promuovere l’industria del riciclo; 
limitare al massimo i rifiuti solidi urbani destinati alla discarica: 
sono questi gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere per far uscire il Lazio da una situazione di criticità che ne ha determinato a lungo il commissariamento da parte del Governo. 

Un patto per e con i cittadini per uscire dall'emergenza rifiuti 
Proponiamo un patto chiaro per e con i cittadini. Tale accordo prevede lo stanziamento – nella prima finanziaria utile - di quei fondi necessari a: intraprendere un programma di riduzione dei rifiuti ad iniziare dalla pubblica amministrazione, avviare la raccolta differenziata porta a porta in tutti i comuni del Lazio, costruire e ammodernare gli impianti di compostaggio necessari a supportare il programma straordinario di recupero del materiale umido, rendere economicamente sconveniente conferire il “tal quale” in discarica, favorire un mercato delle materie prime seconde e del compost, monitorare in continuo i fumi degli inceneritori e aumentare i controlli dell’Arpa sulle discariche. Questo è il patto che proponiamo ai cittadini. Senza questo, nessun cittadino dei territori interessati all'affaire discariche si fiderà della tanto decantata provvisorietà. 

La raccolta differenziata
 Viste le differenze territoriali, urbanistiche ed edilizie che esistono nella Regione Lazio, è impensabile attuare un unico metodo di raccolta differenziata. La complessità del territorio ci suggerisce di adeguare la raccolta alle complessità esistenti, anche se il “porta a porta”, lì dove è possibile, rimane il metodo da seguire. 

Per aumentare la raccolta differenziata occorre: 
- Superare il metodo della raccolta multi materiale stradale (plastica/ vetro) visto che questo rende necessaria una ulteriore fase di trattamento che ne diminuisce di molto la resa e la qualità del prodotto da riusare. 
- Continuare, ed estendere, la riorganizzazione della raccolta differenziata, verso modalità di “domiciliarizzate” o di “prossimità”, superando l’attuale prevalenza di grandi contenitori in sede stradale. 
- Aumentare i centri di raccolta e le isole ecologiche con l’introduzione di sistemi di premialità verso i cittadini che vi conferiscono RSU differenziato. 
- Prevedere sperimentazioni con la grande distribuzione per il conferimento dei rifiuti provenienti dai loro prodotti presso aree attrezzate nei punti di vendita, che includano meccanismi di “convenienza economica” sia per i cittadini che per le imprese interessate. 
- Adeguare immediatamente la logistica a favore della raccolta differenziata. 
- Realizzare accordi di programma con gli enti locali e la grande distribuzione per favorire la raccolta differenziata. 

Controlli, trasparenza e reati ambientali 
I controlli sui termovalorizzatori ed i gassificatori presenti nel Lazio vanno aumentati. I valori delle emissioni prodotte da questi impianti saranno disponibili sul portale della Regione e li aggiorneremo periodicamente. I sistemi di controllo dei “fumi” saranno continuamente verificati. Parimenti, in tutte le discariche del Lazio saranno notevolmente aumentate le centraline per il controllo dell’aria, e incrementati i test sull’acqua e sulle falde; anche i risultati di queste analisi saranno pubblicati sul sito. La Regione Lazio si costituirà parte civile in tutti i processi per reati ambientali riguardanti il suo territorio. 


URBANISTICA 

Per un migliore uso del territorio, per un’urbanistica europea. 

Nell’area metropolitana di Roma e nell’intera Regione Lazio si vede oggi il risultato storico di 60 anni di continua espansione urbana ed edificatoria avvenuta in larghissima parte al di fuori di ogni criterio di buon governo urbanistico di livello europeo, secondo una prassi di illegalità, abusivismo, mancata pianificazione territoriale/urbanistica, mancata tutela del paesaggio e dei beni culturali diffusi, mancanza quasi totale di attenzione per la qualità dell’architettura e la qualità della vita: 60 anni di saccheggio del territorio e di arretratezza culturale della politica con un bilancio finale per molti versi disastroso, di cui oggi pagano il prezzo tutte le generazioni, da quelle anziane a quelle più giovani. Pesantemente penalizzante è poi la grave insufficienza di infrastrutture e sistemi adeguati di trasporto pubblico di massa, sia all’interno della città di Roma che nei collegamenti tra Roma e la sua area metropolitana e tra Roma e il resto della Regione (Viterbo, Orte, Frosinone, Cassino, Latina, Fondi, Formia e Gaeta), tanto più in connessione con una modalità di espansione urbana a bassissima densità (cosiddette villettopoli) che ha determinato tutto intorno a Roma e sulle coste un aberrante sprawl urbano (città diffusa che si mangia le campagne), per cui nel territorio di pianura e di collina le aree di agro preservato e di coltivazioni agricole risultano ormai ridotte ai minimi termini, con un enorme porzione del territorio complessivo ormai urbanizzato e/o cementificato a macchia d’olio in tutte le direzioni. Sempre nel campo della pianificazione territoriale e del governo, ma affrontando il tema delle grandi opere pubbliche, si deve sottolineare l’assoluta inadeguatezza delle prassi di valutazione ambientale strategica e valutazione di impatto ambientale in atto nella nostra Regione e la mancata osservanza di leggi e regolamenti, che vengono eluse spesso attraverso l’escamotage delle emergenze continue. Per cui non si può non porre, come obiettivo rilevante, quello di un rapido adeguamento della legislazione regionale alla legislazione europea in materia di partecipazione dei cittadini e delle associazioni ad una seria applicazione delle pratiche di valutazione ambientale strategica (VAS) e di valutazione di impatto ambientale (VIA). La priorità di ogni azione di governo in tema di governo del territorio deve essere dunque, anzitutto, quella di fermare l’ulteriore cementificazione del territorio agricolo e naturale e di tutelare in modo fermissimo ciò che resta della bellezza e dell’integrità paesaggistica ed ambientale, indirizzando invece l’attività edilizia verso la riqualificazione urbanistica degli ambiti semi abbandonati o degradati, la messa in sicurezza dei centri abitati rispetto ai rischi idro-geologici, le ristrutturazioni anche radicali degli edifici di ogni tipo ai fini di un drastico aumento dell’efficienza energetica e della messa in sicurezza rispetto al rischio sismico (senza escludere, ove conveniente sotto il profilo del rapporto costi/benefici, l’opzione della cosiddetta “rottamazione edilizia”, ovvero la demolizione con ricostruzione). Infine, è questione della massima urgenza quella riguardante il nuovo Piano paesistico regionale, che la Regione attende ormai da molti anni: il Piano deve essere approvato ed entrare in vigore nel più breve tempo possibile. 

Sull’edilizia e le politiche per la casa, è giusto porre in evidenza come, con l’esplodere della grande crisi finanziaria ed economica mondiale nel 2007-‘08, è ormai evidente a tutti l’eccesso di offerta di nuovi appartamenti residenziali in particolare a Roma, ove si è accumulato ormai da anni un notevole stock di case invendute. Che si affianca agli almeno 100 mila appartamenti vuoti e sfitti già da tempo esistenti a Roma. Eppure, continua ad esistere, all’interno dell’area metropolitana di Roma, un grande numero di famiglie con gravi difficoltà economiche, che a causa dei prezzi di mercato ancora molto alti, non riesce né ad acquistare né a prendere in locazione una casa. La risposta a questo problema deve essere trovata sia sul piano nazionale, utilizzando la leva fiscale per incentivare l’immissione nel mercato di immobili sfitti (con sconti fiscali per i proprietari che diano in affitto a prezzo moderatamente calmierato il proprio immobile) e creando maggiori garanzie giuridiche e giurisdizionali per i proprietari di case affittate in caso di morosità da parte dell’inquilino, sia sul piano locale – comunale e regionale - attraverso un fortissimo rafforzamento dei fondi regionali e comunali esistenti finalizzati a sostenere le famiglie più deboli economicamente rispetto all’onere di pagamento dei canoni di affitto. In particolare, si potrebbe far sì che la Regione stessa si impegni contrattualmente con i proprietari di case da affittare, e contemporaneamente con gli inquilini  a basso reddito, assumendo quindi, dal punto di vista dei proprietari degli immobili da affittare, il ruolo di mediatore di garanzia. A questo fine, sarebbe necessario che la Regione stanziasse ulteriori 100/150 milioni di euro all’anno, oltre i fondi annualmente già stanziati negli ultimi anni destinati alle politiche per la casa e per l’aiuto alle famiglie più bisognose.

Da riscrivere totalmente è la cosiddetta “legge sulla casa” approvata nel 2011 dalla maggioranza politica regionale di centro-destra (Presidente Polverini) come riscrittura inaccettabile della precedente, analoga legge varata nel 2009 dal centro-sinistra, e che in realtà andrebbe definita e riconosciuta per quello che è, cioè una legge per interventi di “pesante ampliamento di edifici esistenti, aberranti cambi di destinazione d’uso e per inaccettabili speculazioni edilizie in aree protette” (una legge che ha avuto poi un ulteriore appendice, approvata nell’estate del 2012, finalizzata incredibilmente ad autorizzare ulteriori aberranti speculazioni edilizie in aree di  proprietà ecclesiastica).

Infine, non si può che opporsi all’attuale progetto di raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino, almeno per come è proposto in questo momento. E’ infatti inaccettabile sia il progetto di cementificazione di diversi chilometri quadrati di area agricola di alto valore paesaggistico ed ambientale, che il progetto di costruzione di ulteriori due o tre piste di atterraggio: alcuni tra i più importanti e trafficati aeroporti del mondo funzionano infatti con due sole piste, una per i decolli, l’altra per gli atterraggi. Uno per tutti: il nuovo, bellissimo aeroporto di Hong Kong, progettato per poter gestire fino a 80 milioni di passeggeri l’anno, ovvero più del doppio del numero attuale di passeggeri che transitano dall’aeroporto di Roma/Fiumicino.


TRASPORTI 

Creare finalmente una rete completa che sia davvero al servizio dei cittadini e renda la mobilità sostenibile, a Roma e nel Lazio, un obiettivo realisticamente raggiungibile ed economicamente conveniente. 

Il sistema di trasporto regionale
 È necessario disporre di una rete di trasporto pubblico efficiente, tale da rendere economicamente conveniente, per almeno due terzi della popolazione complessiva, l’obiettivo della mobilità sostenibile. 

Proposte 
Creazione di un unico organismo responsabile dei trasporti nella Regione. Quest’unica Autorità, da creare con il concorso del Comune di Roma e delle Province, e con i necessari accordi con le Ferrovie dello Stato, deve superare l’attuale frammentazione di competenze tra le diverse amministrazioni ed essere l’unico soggetto responsabile del settore trasporti nel Lazio. 
Rilancio di Metrebus e dell’Integrazione Tariffaria Regionale affidando tutta la competenza sull’emissione dei biglietti, degli abbonamenti e dei controlli alla suddetta Autorità. 
Intervento sulla gara di Trenitalia per l’acquisto dei nuovi treni regionali, richiedendo una tipologia di materiale rotabile di caratteristiche spiccatamente “metropolitano” (ad esempio: ogni carrozza ferroviaria deve avere tre porte invece di due; le capacità di accelerazione e frenatura devono essere potenziate, ecc.). 
Radicale modernizzazione dei sistemi di “segnalamento e controllo marcia treni” cioè i sistemi tecnologici computerizzati che permettono di controllare, da centrale remota, i movimenti dei treni, adottando su tutte le linee ferroviarie del Lazio il sistema attualmente più avanzato. Si renderà così possibile una frequenza di passaggio dei treni, su di uno stesso binario, fino a un treno ogni 3 minuti e mezzo, mentre oggi non si va oltre la frequenza di un treno ogni 5 o 6 min. 
Raddoppio della capacità di trasporto passeggeri sulle principali tratte di collegamento tra Roma e l’area metropolitana circostante. Esempio: passare da un treno ogni 15 minuti, costituito da 4 carrozze, a un treno ogni 10 minuti, costituito da 6 carrozze, equivale a raddoppiare la capacità oraria di trasporto passeggeri (passeggeri/ora/direzione). 
Ridefinizione della rete di trasporto su gomma del CO.TRA.L. e dei bacini sovra-comunali per creare un servizio di adduzione alla rete ferroviaria: naturalmente previo fortissimo potenziamento delle capacità orarie di trasporto passeggeri dei treni regionali/metropolitani 
Intervento sul nodo ferroviario di Roma in maniera contestuale agli interventi sul territorio regionale, perché è nel nodo che si concentrano le criticità infrastrutturali (sia nel numero di binari che nelle tecnologie di gestione del traffico) che non permettono di conseguire un apprezzabile incremento di efficienza del servizio anche con una maggiore offerta di treni sui rami periferici. In particolare, l’anello ferroviario centrale (stazioni Tiburtina, Ostiense, Trastevere, ecc.) va adeguato al fine di permettere la realizzazione, su di esso, di una metropolitana leggera, mentre la linea ferroviaria FR3 (Roma Ostiense-Cesano-Viterbo) a sua volta andrebbe trasformata in tram ad alta capacità limitatamente al segmento urbano tra Valle Aurelia (intersezione con l’anello ferroviario) e La Giustiniana. 

Rete viaria 
E’ importante che la Regione si impegni affinché sia accelerata l’apertura dei cantieri relativi alla Roma-Latina e alla bretella Cisterna-Valmontone. Occorre però sottolineare che non è necessario che l’autostrada Roma-Latina oltrepassi il punto mediano tra Aprilia e Latina, cioè il punto ove dovrebbe innestarsi la Cisterna-Valmontone. I risparmi di spesa così realizzati dovrebbero essere dirottati proprio sulla Cisterna-Valmontone, al fine di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale di quest’ultima nell’area del lago di Giulianello – un’area di notevole bellezza paesaggistica –obiettivo da conseguire attraverso la realizzazione di gallerie artificiali e di passaggi in trincea, tali da far “scomparire” l’autostrada rispetto al paesaggio agricolo-rurale e in generale in grado di ridurre ai minimi termini l’impatto ambientale. 


CULTURA 

Servono più risorse, ma non solo. Occorre destinare l’1% della spesa regionale alle politiche culturali. 

Sostegno alla creatività giovanile: un problema di spazi, servizi, occasioni
Bisogna organizzare una rete di servizi a sostegno della produzione culturale e artistica, con particolare attenzione alla creatività giovanile, alla produzione indipendente, alle realtà locali. Servono luoghi di sperimentazione, sale di prova gratuite, accessi alla comunicazione, momenti di visibilità. L’esperienza delle Officine Culturali va proseguita, vanno immaginati dei Laboratori Urbani. Occorre sostenere i circuiti teatrali indipendenti, sia difendendo i tanti teatri dal rischio di chiusura, sia difendendo esperienze originali che rischiano la marginalità, in assenza di spazi e occasioni. E’ necessaria l’elaborazione di una legge regionale. Il sistema di distribuzione delle risorse e di sostegno alla cultura deve essere reso più semplice e trasparente. Non solo i contributi - sia alla produzione che agli eventi - debbono essere accessibili e controllabili pubblicamente, ma anche riportati sotto un’unica direzione. 

Un distretto per l'audiovisivo 
Un’attenzione particolare va rivolta al settore dell’audiovisivo. Il Lazio è la regione del cinema e della produzione televisiva: circa 130.000 occupati, con un fatturato di 7 miliardi di euro. L’approvazione di una nuova legge regionale per l’audiovisivo sarebbe un segnale importante nei confronti del settore, potrebbe essere approvata nei primi 100 giorni di governo della nuova giunta. Si tratterebbe della prima legge-quadro regionale in materia di audiovisivo, a sostegno della produzione di film e fiction, di promozione dell’innovazione tecnologica e di facilitazione di accesso al credito. 

Piccola editoria 
La piccola e media editoria ha trovato nel Lazio una propria dimensione inedita nel panorama nazionale. Per questo intendiamo facilitare l’accesso al credito per i piccoli editori, integrare il circuito delle biblioteche regionali e il mondo della scuola. È necessario creare nel Lazio, e in particolare a Roma, una “CITTA’ DEL LIBRO”. 

Il Lazio un grande patrimonio culturale 
I beni culturali nel Lazio ed i suoi musei sono anche la sua ricchezza più esclusiva, spesso poco conosciuta e valorizzata. Puntare sui Grandi Attrattori Culturali della regione come poli di investimento per uno sviluppo sostenibile del territorio Luoghi di eccellenza come le Ville di Tivoli, il parco di Vulci, l’abbazia di Fossanova, la via del Sale sono una prova concreta di come gli investimenti in cultura possano rapidamente trasformarsi in fattori economici virtuosi. 


LAVORO E POLITICHE SOCIALI 
Le nostre proposte per valorizzare l’offerta di lavoro 

La proposta radicale per rivitalizzare il mercato del lavoro e per sostenere le fasce svantaggiate della popolazione si basa sulla qualità dei servizi, su interventi mirati a combattere la povertà, sulla legalità per i lavoratori immigrati e sul rimettere in connessione mondo della formazione e mondo del lavoro. Vogliamo intervenire sulla qualità dei servizi di ricollocamento delle persone in cerca di un lavoro, con una competizione virtuosa pubblica e privata dei centri dell’impiego e formazione professionale. Vorremmo rendere più giusto e mirato l’utilizzo del fondo del Reddito Minimo garantito, senza sostituirlo agli ammortizzatori sociali che sono di competenza nazionale. Con un risanamento del bilancio regionale sarà possibile anche ampliare la copertura del fondo, ma sempre valorizzando l’aspetto di lotta alla povertà. Uno sforzo importante è dedicato ai “tesori umani sommersi”: le donne, i giovani, gli immigrati. Per questo abbiamo previsto uno sforzo su servizi di cura e assistenza che liberino le donne dall’essere le tappabuchi di un welfare che non c’è. 

• Ottimizzare il fondo di Reddito Minimo Garantito per le fasce svantaggiate, che sarà erogato a circa 10 mila disoccupati, inoccupati e precari. 
• Incrementare e migliorare i centri per l’impiego: rendendoli nuovo punto di riferimento per chi perde il lavoro ampliando gli sportelli a disposizione dei disoccupati coinvolgendo, attraverso l’istituto dell’accreditamento, anche altri soggetti pubblici e privati. 
• Orientare maggiormente la formazione professionale alla creazione delle figure professionali richieste dalle imprese. Deve essere questa la componente “chiave” delle politiche attive del lavoro. 
• Aumentare l’offerta e la domanda di figure professionali con alte specializzazioni per promuovere l’innovazione del sistema produttivo. Occorre istituire nella Regione gli Istituti tecnici superiori per far fronte alle esigenze di tecnici altamente specializzati e rafforzare gli sportelli universitari per l’inserimento dei neolaureati. 
• Operazione legalità contro il lavoro nero e per l’integrazione degli immigrati intercettando tempestivamente i lavoratori immigrati che hanno perso il lavoro, attraverso il sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie. 

Integrare gli immigrati 
L'Integrazione va a vantaggio di tutti, può essere un fattore di sviluppo sociale ed economico. Le leggi ci sono ma vanno applicate. Va attuata in particolare la legge regionale approvata nel giugno 2008. Controllo e informazione sui servizi e sui diritti acquisiti in base alla legislazione nazionale vigente. Sostegno alla formazione scolastica, professionale, universitaria, all’inserimento nel mondo del lavoro. 


SANITA’: USCIRE DALL’EMERGENZA
Una grande operazione verità 

La Regione Lazio vive una situazione di grave emergenza nel settore sanitario, infatti continua a produrre disavanzo e la sua copertura può avvenire solo grazie alle imposte addizionali (IRPEF e IRAP) che sono le più alte d’Italia e alla compressione di altre voci di spesa in altri settori di competenza regionale. 
Bisogna accelerare il processo di riordino della sanità nel Lazio per riportare sotto controllo la spesa sanitaria, seguendo non soltanto una logica quantitativa (maggiore contenimento e più tagli) ma modificando profondamente la qualità della spesa sanitaria, facendo corrispondere i bisogni dei cittadini alle strutture e non viceversa. 
Nei primi tre mesi dell’attività di governo occorrerà fare un’opera preliminare di ricognizione e di conoscenza, una grande operazione verità che getti luce su ogni zona di opacità. I dati ci sono. Devono però essere elaborati e resi pubblici, accessibili a tutti. Essa deve costituire il presupposto per un piano di interventi che ci conduca in tempi ragionevoli fuori dall’emergenza . Essa deve concludersi con un libro bianco sulla sanità del Lazio: nel libro bianco ci saranno i dati veri dei costi degli ospedali pubblici e delle cliniche private, consentendo di leggere e di confrontare i bilanci delle asl e degli ospedali,pubblici, religiosi, privati. 
Il Libro bianco presenterà i risultati della sanità del Lazio dal punto di vista delle prestazioni effettuate, del loro numero e della loro efficacia, della loro qualità, provincia per provincia e tra le varie Asl di Roma. Si aprirà una discussione vera insieme ai medici, agli addetti ai lavori, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni di difesa dei cittadini: gli Stati Generali della sanità. Questo non è mai stato fatto, e ci può servire per costruire insieme una nuova strategia. 
La Regione vanta crediti nei confronti dello Stato ed è giusto che la partecipazione del Lazio al Fondo sanitario nazionale, oggi sottostimata e svantaggiata sia rinegoziata con lo Stato e con le altre Regioni. Ma questa rinegoziazione sarà tanto più forte e credibile quanto più il Lazio sarà in grado di far uscire definitivamente la sanità regionale dalla crisi. 
Solo dopo questa opera di accertamento, elaborazione e valutazione sarà vagliabile l’opportunità e la necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario regionale, se accorpare alcune Asl o unificare alcuni servizi. Farlo prima renderebbe più difficile la lettura dei dati, la correzione delle disfunzioni e dei disservizi, l’individuazione delle cause e delle responsabilità. 
Sommando i posti letto ospedalieri delle strutture pubbliche, della case di cura private e dei cinque policlinici che operano nella città di Roma saltano agli occhi due squilibri: 
1) tra l’offerta ospedaliera e l’offerta di altri servizi sanitari, il che comporta uno scarico sugli ospedali di esigenze che dovrebbero essere assicurate da altre strutture; 
2) tra l’offerta ospedaliera della città di Roma e quella del resto della Regione (non tanto in termini di numero di ospedali quanto di efficacia e adeguatezza dell’offerta ospedaliera). 

Per conseguire questi obiettivi si deve agire secondo queste linee
• Intervenire sulla programmazione della spesa ospedaliera, in modo da misurare l’offerta delle prestazioni agli effettivi bisogni della popolazione. • Riequilibrare la spesa sanitaria . La spesa sanitaria; che grava per oltre il 55% sull’intero bilancio regionale va progressivamente avvicinata alla media dell’incidenza sui bilanci delle altre regioni italiane. 
• Creare reti a livello locale e regionale, capaci di far funzionare in modo collegato, all’interno di un percorso di cura, il medico di famiglia, il distretto sul territorio, il medico specialista ospedaliero, il centro di alta specializzazione o il centro di riferimento regionale. Costruire le reti dei servizi a partire dai bisogni di salute del cittadino è la priorità. 
• Generalizzare i criteri di programmazione-monitoraggio-valutazione, indicati dal documento commissionato al prof. Ichino dalla Regione, già applicati con risultati positivi in altri settori della Pubblica Amministrazione regionale. Da introdurre anche i criteri, di trasparenza (anagrafe degli eletti e dei nominati), pubblicità degli atti riguardanti appalti, gare, concorsi quale condizione per la loro validità e operatività. 
• Ridurre in maniera significativa la lunghezza delle liste d’attesa, facendo funzionare il sistema unificato RECUP (Servizio di prenotazione obbligatoria) . Occorre che le strutture assicurino le disponibilità loro richiese e assegnate. Occorre vigilare sulla produttività dei servizi e sui tempi di utilizzazione delle macchine. La lunghezza delle liste d’attesa non può diventare un modo per calmierare un eccesso di richiesta di prescrizioni, che va invece combattuta attraverso una corretta collaborazione tra medici di famiglia e strutture sanitarie. Le strutture accreditate devono partecipare al RECUP, allo stesso titolo di quelle pubbliche. 
• Rendere rigoroso ed efficace il sistema di controlli tramite la completa informatizzazione del sistema sanitario del Lazio. 
• Riconsiderare e rinegoziare la partecipazione dei Policlinici universitari al sistema sanitario regionale. 
• Riconsiderare i meccanismi della spesa farmaceutica, assicurando in tempi rapidi il passaggio alla conservazione informatica della documentazione delle ricette e delle prescrizioni. 
• Assicurare la qualità della selezione dei primari attraverso concorsi pubblici, realizzati secondo criteri di imparzialità, correttezza e trasparenza . Stessa attenzione va posta nella scelta dei manager, cui vanno dati obbiettivi di gestione chiari, pubblici e pubblicizzati, verificandone poi i risultati effettivamente conseguiti. Introdurre la cultura della valutazione dei risultati, con riguardo all’efficacia dei servizi, dei percorsi terapeutici, delle strutture sanitarie rendendo pubblici e facilmente accessibili le valutazioni e risultati, in modo che siano utili al governo regionale e ai cittadini nelle loro scelte. 
• Introdurre in modo organizzato cultura e sistemi di gestione e prevenzione degli errori clinici a difesa della sicurezza dei cittadini e dell’attività degli operatori, imponendo la diffusione di Unità di Gestione del Rischio in ogni azienda sanitaria, investendo in formazione e tecnologie finalizzate. 
• Introdurre un sistema elettronico in tutti gli ospedali pubblici ed accreditati per consentire ai cittadini, nel rispetto della privacy, di compilare schede di valutazione sui servizi, sul personale e su tutto quello che concerne i nosocomi per valutare l’efficienza. 


DIRITTI CIVILI E UMANI 

Diritti Civili: una Regione per il rispetto delle diversità

Tra le iniziative di priorità politica vi è il nostro impegno a sostenere politiche antidiscriminatorie, in particolare con la lotta all’omofobia e alla transfobia, lotta alla violenza contro le donne, lotta alla tratta degli esseri umani, lotta a qualsiasi forma di razzismo, favorendo iniziative di educazione e informazione civica, informazione sessuale, e promozione dei valori della nonviolenza, con attività di sensibilizzazione nelle scuole medie inferiori e superiori in materia di prevenzione del bullismo. Il nostro impegno politico è finalizzato anche alla tutela delle persone più deboli con interventi mirati in favore delle persone anziane, minori e coloro che si trovano sotto la soglia di povertà, incluse le diverse etnie che vivono da decenni nel nostro territorio. Vi è anche l’impegno alla valorizzazione della Legge Regionale del Lazio ‘Norme a favore dei Rom’ (L.R. 82/85) oggi del tutto inapplicata. 
Maggiore attenzione sarà data alle attività specifiche di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, con specifiche iniziative di informazione e strumenti adeguati di prevenzione in ogni ambito sociale ed educativo; sostegno alle persone malate di Aids, a quelle che si trovano in condizioni di grave disagio sociale e alle famiglie con persone diversamente abili. Occorre altresì riconsiderare i soggetti destinatari degli interventi di sostegno economico e socio-sanitario previsti dalla programmazione regionale, facendo riferimento alla famiglia anagrafica così come è individuata e descritta nella legge del 1989, quindi con attenzione ed estensione di ogni forma di tutela e diritti anche per le coppie conviventi sia etero che omosessuali e all’omogenitorialità; accrescere l’opera di prevenzione delle discriminazioni nel mondo del lavoro. 


DIRITTI DEI DETENUTI, SANITÀ NEGLI ISTITUTI DI PENA, 
LA GRAVE E FLAGRANTE SITUAZIONE DI ILLEGALITÀ

Gli enti regionali sono chiamati, oggi più che in passato, ad assumersi le proprie responsabilità per ridurre la distanza tra principi proclamati anche dalla Costituzione, impegni presi in sede sovranazionale e le condizioni di vita nelle carceri. La gestione della profonda crisi che stanno vivendo le carceri italiane, in particolare con il sovraffollamento, non può infatti essere lasciata alla sola passiva responsabilità del Governo centrale. Gli istituti di pena presenti nel Lazio sono 15. In essi i detenuti complessivamente presenti agli inizi del 2013 sono oltre 7.000, a fronte di una capienza regolamentare di 4.700 circa. Quindi un eccesso di oltre 2.000 detenuti. Dopo Lombardia, Sicilia e Campania, il Lazio è la regione con il 
maggior numero di carcerati. Molti di questi sono anziani, disabili, tossicodipendenti, malati psichici, 
sieropositivi, immunodepressi, affetti da epatite e da altre gravi patologie. 
È necessario adottare misure urgenti e di forte impatto per migliorare le condizioni di detenzione coinvolgendo la Conferenza Stato-Regioni, per riformare completamente la medicina penitenziaria con il coinvolgimento delle Asl, con particolare attenzione all’assistenza psicologica e psichiatrica. 


TOSSICODIPENDENZA 

Il programma sulle problematiche riguardanti l’uso delle sostanze stupefacenti illegali è incentrato sulla necessità che le istituzioni prendano coscienza che il proibizionismo e la repressione hanno fallito. È necessario promuovere un dibattito responsabile su questo grave problema sociale tanto nella regione Lazio quanto in Italia. La promozione di politiche di prevenzione può ridurre sensibilmente la diffusione della droga, permane però l'impossibilità per le forze dell'ordine di stroncare il narcotraffico che è un fenomeno molto vasto. È necessario recuperare i tossicodipendenti evitando la criminalizzazione e la conseguente esclusione sociale attuando le "politiche di riduzione del danno" che hanno ottenuto risultati apprezzabili in realtà estere con problemi simili. 
Ad oggi la strategia da condividere di contrasto alle tossicodipendenze è quella individuata dal Consiglio d’Europa dell’importanza del ruolo rivestito dalla riduzione del danno come uno dei quattro pilastri delle politiche in materia di droghe unito alla lotta al traffico, alla riabilitazione e alla prevenzione. 
Si auspica inoltre l’adeguamento alla strategia dell’Europa (2005-2012) in materia di droga che si era prefissa il “Contenimento quantificabile dell'uso di droghe, della tossicodipendenza e dei rischi per la salute e la società collegati alla droga mediante lo sviluppo e il miglioramento, all'interno degli Stati membri dell'UE, di un sistema globale di contenimento della domanda efficace, integrato e basato sulla conoscenza che comprenda misure per la prevenzione, l'intervento tempestivo, il trattamento, la riduzione dei danni, la riabilitazione e il reinserimento sociale.” 
È necessario estendere la rete degli interventi di riduzione del danno prestando particolare attenzione ai detenuti. In carcere occorre introdurre la prevenzione dell’HIV e rendere più ampiamente disponibili i trattamenti con metadone, specie quelli a mantenimento. 
Nella regione Lazio è necessario ampliare la rete dei servizi per le tossicodipendenze con adeguati e stabili finanziamenti volti a garantire un ventaglio di prestazioni diversificate, avviare subito un tavolo di confronto tra la Regione e gli enti gestori dei servizi che si occupano del recupero dei tossicodipendenti affinché vengano promosse azioni in tutto il territorio regionale per la lotta e la prevenzione delle diverse forme di tossicodipendenze. Avviare subito sinergie e un nuovo coordinamento con le associazioni, comunità, volontari che operano nell’ambito della lotta alla dipendenza (alcool, gioco d’azzardo, droghe) per rispondere adeguatamente alle diverse necessità con la messa in campo di risorse economiche e strutturali. 
Un sistema dei servizi per le tossicodipendenze deve essere realizzato come una rete in modo da accogliere tutte le diverse tipologie di utenti tramite i servizi di primo contatto e accompagnamento verso: i centri notturni, i centri diurni, le comunità brevi, le comunità di riabilitazione e di reinserimento. Ciò al fine di fornire alle persone tossicodipendenti ed ai loro familiari un’assistenza calibrata alle particolarità dei propri bisogni. Tale offerta di servizi a soglia d’entrata differenziata permette di costruire un tessuto di accoglienza multiplo capace di creare un welfare locale in movimento, attivatore di prossimità concreta. 
L’azione dell’Amministrazione regionale nel campo delle tossicodipendenze deve agire attraverso la definizione di elevati e alti processi di integrazione tra l’area del sociale e l’area del sanitario attraverso la messa in campo di attività di supporto ed impulso delle Aziende Sanitarie Locali nella realizzazione di accordi di programma con gli enti locali e di progetti integrati. 
Un ulteriore momento di impegno deve essere posto nei confronti delle carceri, strutture la cui popolazione è composta per circa il 30% da tossicodipendenti. 
Per venire incontro ai bisogni dei ristretti con problemi di tossicodipendenza nelle strutture carcerarie esistenti sul territorio cittadino, si dovrà definire programmi concertati e condivisi con le autorità sanitarie a tale fine operanti nelle strutture penitenziarie, per il raccordo e l’orientamento con le comunità terapeutiche per l’inserimento dei detenuti tossicodipendenti in percorsi riabilitativi e per definire iniziative che favoriscano, a fine pena, il reinserimento lavorativo degli ex tossicodipendenti attraverso attività mirate e supportate del mondo della formazione e dei centri per l’impiego, attivando intese con il mondo delle imprese e della cooperazione sociale. 


INTEGRARE GLI IMMIGRATI 

L'Integrazione va a vantaggio di tutti, può essere un fattore di sviluppo sociale ed economico. 
Le leggi ci sono ma vanno attuate. La legge regionale del Lazio approvata nel giugno 2008 conteneva delle novità importanti, come la creazione di tre nuovi istituti: la Consulta regionale per l’immigrazione, con funzioni di rappresentanza e proposta per l’adeguamento delle politiche regionali; le Assemblee provinciali di cittadini stranieri immigrati; l’Osservatorio regionale contro il razzismo e la discriminazione, ancora da costituire. 
Proposte: 
• Attuazione della legge regionale del Lazio approvata nel giugno 2008 Controllo ed 
informazione sui servizi e sui diritti acquisiti in base alla legislazione nazionale vigente. Sostegno 
alla formazione scolastica, professionale, universitaria, all’inserimento nel mondo del lavoro, anche 
in forma imprenditoriale. Introduzione di una anagrafe pubblica di tutti i nominati nelle consulte e 
negli osservatori per l'immigrazione. 
• Emanazione di una legge per i rifugiati sul modello di quella approvata dalla Regione 
Calabria nel giugno 2009: interventi di protezione, accoglienza ed integrazione sociale dei rifugiati. 
Sostegno per azioni indirizzate all'inserimento socio-lavorativo. Promozione di un sistema regionale 
integrato di accoglienza e di una rete di servizi territoriali. Monitoraggio sull’andamento dei 
progetti finanziati. 
Sui Diritti Umani continuare le iniziative promosse nella scorsa Legisltura dal Gruppo dei Radicali per promuovere in ogni ambito della Regione Lazio iniziative di sensibilizzazione per la promozione di una 
diversa cultura politica e di sensibilizzazione, con il coinvolgimento di Ong e istituzioni anche internazionali. 


**** PROGRAMMA 2010 ****


1) PREMESSA
I principi generali della nostra proposta
Una campagna di verità senza promesse illusorie e senza demagogia


Il Lazio è una delle regioni italiane più dinamiche. Il reddito pro capite è superiore alla media nazionale. Negli ultimi quindici anni si è reso protagonista di un importante sviluppo nell'industria e nei servizi, nell'agricoltura e nel turismo, con punte di eccellenza nella ricerca e nell'innovazione. La politica e l'istituzione regionali devono essere un fattore trainante nel governo di questo sviluppo, di difesa dalla crisi e di rilancio, non possono esserne un fattore di freno. Il Lazio può divenire una grande regione d'Europa, e deve, per continuare ad assolvere alla sua funzione di cerniera dell’unità d’Italia.. 
Perché questo non resti uno slogan e diventi un impegno politico, la Regione Lazio deve uscire definitivamente nell’arco della prossima legislatura dalla crisi finanziaria, strutturale, decisionale che tuttora lo attanaglia..
E’ necessaria perciò una campagna elettorale senza accuse reciproche, demagogia, promesse illusorie, che sappia invece confrontarsi con i problemi, proporne con coraggio le possibili soluzioni e parlare ai cittadini il linguaggio della verità e della responsabilità.

Un programma di governo, non un programma solo elettorale
Non partiamo da zero. Gli interventi dell’ultima legislatura hanno posto le premesse del risanamento finanziario di un indebitamento figlio di una lunga sedimentazione storica, ma che aveva raggiunto livelli di incontrollabilità nel periodo del governo di centro-destra dal 2001 al 2005.. 
La strada tuttavia resta in salita. Il governo della Regione è appena uscito dal commissariamento della gestione dello smaltimento dei rifiuti ed è subito stato commissariato per la gestione del sistema sanitario regionale.
La sanità continua ad assorbire gran parte della spesa regionale, comprimendo fortemente gli investimenti attesi da altri settori di competenza della politica regionale, tanto più in un momento in cui bisogna mobilitare tutte le risorse per combattere la crisi economica e la disoccupazione.
Nell’arco dei cinque anni di legislatura occorre dunque riequilibrare gradatamente la spesa regionale avvicinando l’incidenza della sanità sulla spesa complessiva al livello della media delle altre regioni italiane. 
La spesa sanitaria va riordinata in modo da superare lo squilibrio oggi esistente fra la costosissima spesa ospedaliera e la insufficienza di strutture socio-sanitarie territoriali: uno squilibrio che continua a produrre elevati disavanzi senza tradursi in vantaggi per la salute dei cittadini, sui quali gravano le più alte addizionali Irpef e Irap d’Italia e i costi di un disservizio come testimoniano la lunghezza delle liste d’attesa e, in mancanza di altre strutture, l’intasamento dei pronti soccorsi e l’affollamento delle corsie degli ospedali.

Legalità, trasparenza, progettualità: i tre criteri ispiratori della politica regionale
La politica deve fare un passo avanti nella capacità di governo dello sviluppo regionale e un passo indietro nella gestione amministrativa. Il Consiglio regionale deve tornare ad esercitare, se necessario anche attraverso modifiche statutarie e regolamentari, la pienezza dei suoi poteri legislativi, di indirizzo e di controllo, attraverso i quali deve esplicarsi anche la correttezza dei rapporti fra maggioranza e opposizione, facendo deperire ogni pratica di spartizione consociativa. 
Sono necessari: piena trasparenza in ogni settore della attività regionale, riduzione dei costi della politica, anagrafe degli eletti e dei nominati, atti accessibili a tutti, regole e criteri nelle nomine dei dirigenti amministrativi e dei manager, basati sul merito e non sull’appartenenza o sulla protezione politica o corporativa, rispetto delle regole europee per le gare e gli appalti, monitoraggio delle attività e verifica triennale dei risultati conseguiti dai dirigenti affidata a una autorità indipendente. 
Legalità, Trasparenza e Progettualità devono divenire in ogni campo i tre principi ispiratori della politica regionale.

Una riforma uninominale che restituisca ai cittadini la pienezza della scelta elettoraleInsieme ad una riforma che restituisca al consiglio regionale la pienezza deii poteri legislativi, di indirizzo e di controllo, è necessaria una riforma elettorale che restituisca ai cittadini la pienezza della scelta elettorale dei candidati. La Lista Bonino-Pannella ribadisce che il sistema dei collegi uninominali è l’unica scelta capace di salvaguardare il sistema maggioritario rafforzando al contempo il potere esecutivo e l’autonomia del potere legislativo e limitando i condizionamenti partitocratrici sugli istituti elettivi. Il sistema uninominale, come dimostra l’esperienza dei paesi anglosassoni, è inoltre l’unico che assicuri una piena rappresentanza dei territori e una selezione della classe dirigente aperta alla società civile, attenta alle capacità e ai meriti, non limitata com’è ora alla cooptazione degli apparati. 

2) CONDIZIONI E OBIETTIVI PER UN BUON PROGRAMMA
Con Emma ci impegniamo a:

- creare condizioni per un aumento del reddito netto delle famiglie e dei cittadini; 
- far sì che lo sviluppo non peggiori gli squilibri sociali; 
- migliorare la qualità della vita, per un benessere “oltre il Pil”.
Lo sviluppo di oggi non deve danneggiare le nuove generazioni: quindi, una crescita sostenibile, che non distrugga il capitale economico, ambientale, umano, sociale del territorio. 
E' però una scommessa difficile. Infatti siamo in presenza di:
un contesto globale competitivo, rapido nei mutamenti, che mette a dura prova la tenuta della struttura produttiva laziale e al tempo stesso accentua le tensioni sociali attraverso l’inevitabile flusso migratorio;
sfide indilazionabili come il deterioramento delle condizioni climatiche, che costringe a progettare un diverso modello di consumi e di produzione;
un’Europa ben lontana dal federalismo dei padri fondatori, priva di una strategia complessiva e di una visione comune; che tuttavia mette a disposizione risorse ancora importanti che vanno ai più efficienti nel coglierle;
un Paese in cui il declino economico si accompagna al degrado delle sue istituzioni, della sua cultura, del suo patrimonio di valori;
un governo nazionale che tende a nascondere anziché affrontare queste realtà;
una realtà dominante all’interno della Regione, cioè la città di Roma, con cui il rapporto è da sempre complesso e difficile, e oggi non agevolato dall’amministrazione comunale di centrodestra che tende a sfuggire a tentativi di sinergia e coordinamento privilegiando soluzioni pasticciate ma autonome;
un’estrema povertà delle risorse regionali, fortemente condizionate dal debito sanitario pregresso, che obbliga a un rigoroso realismo nella scelta degli impegni da assumere;
i limiti della stessa macchina regionale che, nonostante gli sforzi della precedente amministrazione, risente dei difetti di tutte le strutture pubbliche italiane: lentezza nelle decisioni, scarsa trasparenza di fronte ai cittadini, dispersione degli interventi. 

Abbiamo cominciato elencando le difficoltà per mettere in guardia i cittadini contro le facili illusioni. La nostra sfida può essere vinta soltanto a queste condizioni: 
scegliere obiettivi prioritari sui quali puntare le risorse, evitando finanziamenti a pioggia;
concentrare l’azione dell’intero governo regionale su questi obiettivi, in modo coordinato e con strutture specifiche dedicate a questo compito;
dare attenzione ed evidenza alle risorse umane, ambientali, artistiche, culturali di tutto il territorio;
creare le condizioni favorevoli per le attività economiche già operanti e per lo sviluppo delle capacità imprenditoriali, soprattutto dei giovani;
recuperare le capacità lavorative disperse e “bruciate” dalla crisi, attraverso formazione, reimpiego, solidarietà;
stimolare sinergie e collaborazioni tra l’istituto regionale e i cittadini e tra i cittadini attraverso tutti gli strumenti, informatici e non, che aiutano a “fare rete”. 
promuovere quindi rapporti che offrano trasparenza e al tempo stesso garantiscano rigore per la sicurezza di tutti, il rispetto delle leggi, la lotta all’abusivismo in tutte le sue forme.

Un ambiente migliore, un’energia pulita
Energia e ambiente saranno la sfida centrale di questo decennio, verso gli obiettivi europei al 2020 di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, risparmio energetico e aumento delle energie rinnovabili. Si tratta di una sfida che offre anche grandi opportunità: di ricerca, sviluppo di nuove attività industriali e servizi, edilizia di riconversione. In Francia e in Germania l’economia verde sta diventando una grande occasione per rinnovare il sistema produttivo. L’Italia manca di un piano adeguato, preferisce svolgere il ruolo di frenatore e puntare tutto su un improbabile rilancio del nucleare. Il Lazio deve invece accelerare su risparmio energetico ed energie alternative approfittando anche della ricchezza dei suoi centri di ricerca scientifica e tecnologica e del lavoro già svolto. L’energia pulita, insieme all’ambiente, deve essere un impegno prioritario della prossima Giunta. 

Rimettere in circolo i talenti
Per rilanciare il Lazio serve tutta l’intelligenza, la tenacia, l’energia, il talento delle donne
Nel Lazio il tasso di occupazione femminile è al disotto della già poco esaltante media italiana (46.6% contro il 48% nazionale). Ma è proprio sulla quantità e la qualità del lavoro, sulla conoscenza, sul tasso di occupazione femminili che si gioca la sfida della crescita e dello sviluppo sociale ed economico, sia a livello nazionale che a livello regionale.
Non c’è politica per le famiglie che non passi per le politiche a favore delle donne e per la loro liberazione. Non c’è politica contro la povertà delle famiglie e contro la povertà infantile, che non passi dal rendere nuclei familiari, qualsiasi essi siano e comunque siano composti o organizzati, da monoreddito a percettori di più redditi. . “Più donne occupate” significa investire nel settore dei servizi alla persona, attività economicamente rilevanti e che produrrebbero occasioni occupazionali per tutti e un consequenziale aumento della ricchezza prodotta. Più donne nel mercato del lavoro è sinonimo anche di merito: le donne sono attualmente le più qualificate, eppure discriminate nel mercato del lavoro. Nel Lazio le donne con titolo di studio di laurea breve, laurea e dottorato sono 379 mila, contro i 338 mila uomini. Il numero di occupati/e laureati/e è quasi equivalente. Tuttavia la quantità di donne inattive o in cerca di lavoro laureate è praticamente doppia rispetto a quella degli uomini. 
Le donne attualmente inattive in età lavorativa immediatamente disponibili a lavorare se ne avessero l’occasione sono tra le 150 mila e le 200 mila. Perché dovrebbero rinunciare? Perché dovremmo rinunciarci noi?
Noi vogliamo liberare le donne dall’essere le tappabuchi di un welfare che non c’è. Per questo vogliamo più asili nido, più servizi di cura e assistenza per le famiglie, vogliamo spostare risorse dal collo di bottiglia della sanità, dove si scaricano malamente i costi di politiche assistenziali inesistenti, alle politiche socio assistenziali, rendendo più funzionali, capillari ed efficienti i servizi sanitari territoriali; vorremmo prevedere voucher per anziani o famiglie da spendere per pagare regolarmente le badanti. Vogliamo premiare la creatività delle donne proseguendo con politiche di aiuto e incentivo all’imprenditoria femminile. 

Per rilanciare il Lazio serve tutta l’intelligenza, la tenacia, l’energia, il talento dei giovani

Il Lazio ospita circa 15 università, 4 centri di eccellenza, 48 tra enti e istituti di ricerca, 6 parchi scientifici e tecnologici ed esprime il 23% della ricerca attualmente svolta in Italia. Il Lazio conta ogni anno un numero notevole di laureati, circa il 13% del totale nazionale e ha un elevato tasso di scolarizzazione (83% Lazio, obiettivo europeo 85%).
I recenti tagli al comparto università e ricerca hanno causato nella Regione Lazio circa 3.800 disoccupati. 
E’ indispensabile utilizzare questa energia sperperata o inespressa, prevedendo più borse di studio, prestiti d’onore, contributi alla residenzialità, nonché contributi per la mobilità internazionale. 
Occorre incrementare, con l’utilizzo dei fondi europei, la funzione delle Università come poli di collaborazione tra ricercatori e imprese per l’innovazione.

Una Regione solidale
Che siano donne, giovani, anziani, immigrati, ognuno è una risorsa e non un costo. Ognuno è un investimento per il futuro della Regione e del nostro Paese. Dobbiamo avere grande cura delle persone, senza cadere in logiche assistenziali, anzi limitandole.
Favorire sviluppo e pensare al sociale oggi significa incrementare politiche attive del lavoro, la formazione e la riqualificazione degli inattivi o disoccupati, garantire legalità, sicurezza sul lavoro con controlli più frequenti a tappeto, per chi spesso viene sfruttato.
Ridurre la povertà, che nella Regione coinvolge oltre 540 mila persone, deve essere un impegno prioritario anche se non esclusivo della Regione. Il reddito minimo garantito non può farsi carico di competenze e di carenze proprie dello Stato in tema di ammortizzatori sociali, ma rivolgersi solo alle persone più povere e con una condizione economica familiare particolarmente disagiata, accompagnando questa misura con politiche attive per il lavoro.
Una Regione per il rispetto delle diversità
La Regione sosterrà politiche antidiscriminatorie, in particolare di lotta all’omofobia e alla transfobia e a qualsiasi forma di razzismo, favorendo iniziative di educazione civica e sessuale e un’attività di sensibilizzazione nelle scuole medie inferiori e superiori in materia di prevenzione del bullismo. Maggiore attenzione sarà data alle attività specifiche di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Occorre altresì riconsiderare i soggetti destinatari degli interventi di sostegno economico e socio.sanitario previsti dalla programmazione regionale, facendo riferimento alla famiglia anagrafica così come è individuata e descritta nella legge del 1989 e accrescere l’opera di prevenzione delle discriminazioni nel mondo del lavoro.

Un’economia in rete 
Banda larga come servizio universale e diritto dei cittadini 
Il servizio universale nelle telecomunicazioni, oggi limitato alla telefonia, va esteso anche all’accesso ad una banda larga in linea coi tempi. Oggi il 20% della popolazione non ha questo servizio e oltre il 50% fruisce comunque una banda larga insufficiente (ovvero inferiore a 2 Mbit).
L'obiettivo, essenziale per il tessuto produttivo delle PMI, è di raggiungere le aree non servite e di migliorare il servizio a quelle servite rafforzando ed ampliando le infrastrutture di telecomunicazioni mobili e le infrastrutture di rete fissa in fibra ottica. 
Questo obiettivo dovrebbe essere realizzato in un contesto concorrenziale tramite investimenti sostenuti da convenzioni con la Regione e portati avanti anche da piccoli e medi operatori locali 
L’impegno è che a nessun cittadino del Lazio sia negata una connessione a banda larga. 

Wi-Fi gratuito in ogni comune per lo sviluppo territoriale
La Regione si impegna a infrastrutturare aree di accesso senza fili gratuito a internet con tecnologia Wi-Fi.
Si valorizzeranno e si integreranno soluzioni già esistenti evitando duplicazioni e riutilizzando esperienze e servizi già operativi come quelle della Provincia di Roma.

Edifici digitali cablati con rottamazione delle antenne
I cittadini residenti in condomini sia piccoli che grandi possono avere un significativo vantaggio se i loro immobili vengono cablati, oltre che per la larga banda, per realizzare impianti di antenna centralizzata digitale terrestre e satellitare, eliminando così le brutture largamente diffuse delle "antenne selvagge" attraverso un programma di rottamazione delle antenne. 

Lo sportello telematico e il registro telematico per le imprese
Lo sportello telematico e il registro telematico devono consentire un facile e aggiornato accesso all’elenco degli adempimenti amministrativi previsti dalle Pubbliche Amministrazioni per l’avvio e l’esercizio delle attività d’impresa.

Uno stretto rapporto con l’Europa
Cooperazione rafforzata tra le Regioni
L’Europa funziona anche grazie alla cooperazione rafforzata tra alcuni Stati più decisi a proseguire sulla via dell’integrazione: lo dimostra l’esperienza dell’euro. Questa tipologia di cooperazione vale anche per la gestione del territorio. Il dialogo con la Commissione europea, fondamentale nelle strategie della Regione, deve anche avvalersi di progetti interregionali capaci di rendere più forti e credibili le istituzioni: il turismo, per esempio, può essere un campo importante di sperimentazione per una cooperazione rafforzata tra le regioni dell’Italia Centrale, in stretta interazione con Bruxelles. 

Osservatorio sulle buone pratiche europee
La Regione Lazio può essere un grande osservatorio e catalizzatore di progetti di sviluppo ed eccellenza e di servizi commisurati alle migliori pratiche europee. Vorremmo in tal senso realizzare un osservatorio per monitorare attentamente la sperimentazione, l’efficacia e l’efficienza di nuove buone pratiche sui servizi (ad esempio l’utilizzo di voucher per servizi di cura e assistenza, tagesmutter (asili a domicilio), o tarare gli importantissimi sistemi di monitoraggio dei livelli essenziali delle prestazioni nella amministrazione regionale, dalle prestazioni sanitarie a quelle dei centri per l’impiego).

Fondi europei: non perderli per inefficienza, usarli davvero e meglio 
Europa nel Lazio significa anche potenzialità e risorse inutilizzate: siamo gravemente in ritardo nella presentazione e valutazione di progetti finanziabili con i necessari e anche generosi fondi europei. Bisogna subito creare un supporto operativo di esperti che aiutino enti e comparti produttivi a presentare progetti su specifici settori e proposte realmente innovative. Ad esempio,sono senz’altro da favorire le università che dovessero creare poli di ricerca e innovazione da mettere al servizio di partnership o associazioni temporanee di imprese (piccole e medie).

3) LAZIO E ROMA
La città di Roma, croce e delizia del Lazio
Una questione di (ri)equilibrio
“Il Lazio è Roma, o quantomeno il Lazio è poca cosa al di fuori di Roma”? Considerando il territorio, la popolazione e la realtà produttiva come un insieme di relazioni dinamiche, il giudizio va ridimensionato: il Lazio non può fare a meno di Roma, ma vale soprattutto il viceversa. È Roma a non poter fare a meno del territorio che la circonda anche oltre i confini regionali 
Cosa mette a disposizione questo territorio?
• forza lavoro e serbatoi demografici;
• logistica per l’approvvigionamento;
• territorio (ancora) non consumato dall’inurbazione e qualità ambientale.
Roma ripaga con reddito e occupazione ma il territorio circostante sopporta dei costi riconducibili alla congestione dovuta alle esigenze di servizio della Capitale: traffico, sopravvalutazione immobiliare, disordine urbanistico, inquinamento, inefficienza amministrativa, i classici costi dell’inurbazione moderna e post-moderna.
Tra Roma e Lazio esiste però uno squilibrio che deriva da un puzzle amministrativo poco logico e poco efficiente. Il nodo irrisolto è quello dell’Area Metropolitana di cui si dibatte da tempo senza risultati. Due i modelli contrapposti:
- superare l’attuale compresenza di Comune e Provincia, disegnando una “Grande Roma”, cui riconoscere uno status politico-amministrativo di livello pari a quello regionale (una specie di District of Columbia);
- insistere su “Roma Capitale”, modello basato sul riconoscimento di fondi e poteri speciali, di tipo commissariale, in capo al Sindaco di Roma, per la gestione di competenze ordinarie e straordinarie.
Il secondo modello, attualmente utilizzato, crea tensione tra la città di Roma e territori circostanti.
Roma non può fare a meno del Lazio in special modo rispetto alla gestione e risoluzione di alcuni problemi:
l’offerta dei servizi pubblici locali (energia, acqua, trasporti);
le politiche di sviluppo (politiche industriali e infrastrutturali);
le politiche sociali (sanità, scuola e formazione, assistenza);
la gestione del ciclo dei rifiuti e la qualità ambientale in genere.
I “Fondi per Roma Capitale” sono riconosciuti in base all’assunto – corretto – che Roma, in quanto Capitale d’Italia, assume su di sé i costi di una serie di servizi resi a tutta la Nazione. Roma sarebbe “usata” più di quanto farebbero solamente i suoi cittadini. Ma se il peso di Roma si riverbera oltre i confini amministrativi del Comune, non si vede perché la titolarità di tali fondi e poteri speciali debba essere limitata al solo Sindaco.
Alla Regione va riconosciuto un ruolo soprattutto a fini perequativi. La disparità di risorse, ma anche semplicemente di visibilità e ruolo politico, è fortemente patita nelle altre province laziali. La mancanza di una gestione perequativa, basata su un’ottica di area vasta, fa aumentare artificialmente il peso gravitazionale di Roma, comportando gravi inefficienze e ritardi.
Alcune aree regionali sono – e si sentono – drammaticamente periferiche
(il Sud-Pontino, il reatino oltre Rieti, stretto tra l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo, la Tuscia viterbese, la zona Tiburtino-Sublacense, la Ciociaria interna, Sora e la valle del Liri. E se ne potrebbero aggiungere altre)
Per queste aree occorre rilanciare il ruolo perequativo della Regione che la passata amministrazione ha già cominciato a esercitare, in alcuni casi molto bene. Bisogna continuare e migliorare. L’attenzione va soprattutto ai seguenti settori di attività:
• pianificazione territoriale, assetti urbanistici, gestione delle risorse ambientali e prevenzione dei rischi (idrogeologico, sismico, energia, rifuti, ecc.);
• sviluppo turistico, marketing territoriale, valorizzazione dei beni culturali e ambientali:
• politiche industriali e di sviluppo fortemente territorializzate, declinate secondo i territori più che per settori ;
• infrastrutturazione locale e presidio sociale del territorio, sia per la parte direttamente pubblica (collegamenti, reti, servizi pubblici), sia per la parte del privato sociale (associazioni, volontariato, no-profit) da sostenere economicamente e organizzativamente.

4) I PUNTI FONDAMENTALI DEL PROGRAMMA
Sanità: uscire dall’emergenza
Una grande operazione verità
La precedente Giunta regionale ha il merito di aver fatto emergere l’enorme indebitamento in gran parte occulto che la Regione Lazio aveva accumulato durante gli anni della Giunta Storace-Augello. Nel 2005 e 2006 si è scoperta la situazione reale che consisteva (dato della Corte dei Conti) in un indebitamento di 9,9 miliardi. Con difficoltà vi si è posto rimedio mediante un mutuo trentennale che costerà alla Regione 310 milioni l’anno, riparando anche ai guasti della finanza creativa che in quegli anni contagiò anche la giunta di centrodestra. 
L’opera di risanamento ha consentito di concordare con il Governo un piano di rientro costoso e difficile,che la passata amministrazione ha già cominciato ad attuare. Dai due miliardi di euro, sfiorati o superati negli anni 2005 e 2006, l’entità del disavanzo annuo è scesa negli anni successivi fino all’attuale un miliardo e 350 milioni previsto a consuntivo per il 2009. 
Nonostante questi interventi, la Regione continua a produrre disavanzo e la sua copertura può avvenire solo grazie alle imposte addizionali (IRPEF e IRAP) che sono le più alte d’Italia e alla compressione di altre voci di spesa in altri settori di competenza regionale.
Bisogna riprendere e accelerare, il processo di riordino della sanità nel Lazio per riportare sotto controllo la spesa sanitaria, seguendo non soltanto una logica quantitativa (maggiore contenimento e più tagli) ma modificando profondamente la qualità della spesa sanitaria, facendo corrispondere i bisogni dei cittadini alle strutture e non viceversa.
Nei primi tre mesi dell’attività di governo occorrerà fare un’opera preliminare di ricognizione e di conoscenza, una grande operazione verità che getti luce su ogni zona di opacità. I dati ci sono. Devono però essere elaborati e resi pubblici, accessibili a tutti. Essa deve costituire il presupposto per un piano di interventi che ci conduca in tempi ragionevoli fuori dall’emergenza . Essa deve concludersi con un libro bianco sulla sanità del Lazio: nel libro bianco ci saranno i dati veri dei costi degli ospedali pubblici e delle cliniche private, consentendo di leggere e di confrontare i bilanci delle asl e degli ospedali,pubblici, religiosi, privati.
Il Libro bianco presenterà i risultati della sanità del Lazio dal punto di vista delle prestazioni effettuate, del loro numero e della loro efficacia, della loro qualità, provincia per provincia e tra le varie Asl di Roma. Si aprirà una discussione vera insieme ai medici, agli addetti ai lavori, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni di difesa dei cittadini: gli Stati Generali della sanità. Questo non è mai stato fatto, e ci può servire per costruire insieme una nuova strategia.
La Regione vanta crediti nei confronti dello Stato ed è giusto che la partecipazione del Lazio al Fondo sanitario nazionale, oggi sottostimata e svantaggiata sia rinegoziata con lo Stato e con le altre Regioni. Ma questa rinegoziazione sarà tanto più forte e credibile quanto più il Lazio sarà in grado di far uscire definitivamente la sanità regionale dalla crisi. 
Solo dopo questa opera di accertamento, elaborazione e valutazione sarà vagliabile l’opportunità e la necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario regionale, se accorpare alcune Asl o unificare alcuni servizi. Farlo prima renderebbe più difficile la lettura dei dati, la correzione delle disfunzioni e dei disservizi, l’individuazione delle cause e delle responsabilità.
Sommando i posti letto ospedalieri delle strutture pubbliche, della case di cura private e dei cinque policlinici che operano nella città di Roma saltano agli occhi due squilibri:
1) tra l’offerta ospedaliera e l’offerta di altri servizi sanitari, il che comporta uno scarico sugli ospedali di esigenze che dovrebbero essere assicurate da altre strutture;
2) tra l’offerta ospedaliera della città di Roma e quella del resto della Regione (non tanto in termini di numero di ospedali quanto di efficacia e adeguatezza dell’offerta ospedaliera).

Per conseguire questi obiettivi si deve agire secondo queste linee:
• Intervenire sulla programmazione della spesa ospedaliera, in modo da misurare l’offerta delle prestazioni agli effettivi bisogni della popolazione.
• Riequilibrare la spesa sanitaria . La spesa sanitaria; che grava per oltre il 55% sull’intero bilancio regionale va progressivamente avvicinata alla media dell’incidenza sui bilanci delle altre regioni italiane.
• Creare reti a livello locale e regionale, capaci di far funzionare in modo collegato, all’interno di un percorso di cura, il medico di famiglia, il distretto sul territorio, il medico specialista ospedaliero, il centro di alta specializzazione o il centro di riferimento regionale. Costruire le reti dei servizi a partire dai bisogni di salute del cittadino è la priorità.
• Generalizzare i criteri di programmazione-monitoraggio-valutazione, indicati dal documento commissionato al prof. Ichino dalla Regione, già applicati con risultati positivi in altri settori della Pubblica Amministrazione regionale. Da introdurre anche i criteri, di trasparenza (anagrafe degli eletti e dei nominati), pubblicità degli atti riguardanti appalti, gare, concorsi quale condizione per la loro validità e operatività.
• Ridurre in maniera significativa la lunghezza delle liste d’attesa, facendo funzionare il sistema unificato RECUP (Servizio di prenotazione obbligatoria) . Occorre che le strutture assicurino le disponibilità loro richiese e assegnate. Occorre vigilare sulla produttività dei servizi e sui tempi di utilizzazione delle macchine. La lunghezza delle liste d’attesa non può diventare un modo per calmierare un eccesso di richiesta di prescrizioni, che va invece combattuta attraverso una corretta collaborazione tra medici di famiglia e strutture sanitarie. Le strutture accreditate devono partecipare al RECUP, allo stesso titolo di quelle pubbliche.
• Rendere rigoroso ed efficace il sistema di controlli tramite la completa informatizzazione del sistema sanitario del Lazio. 
• Riconsiderare e rinegoziare la partecipazione dei Policlinici universitari al sistema sanitario regionale. 
• Riconsiderare i meccanismi della spesa farmaceutica, assicurando in tempi rapidi il passaggio alla conservazione informatica della documentazione delle ricette e delle prescrizioni.
• Assicurare la qualità della selezione dei primari attraverso concorsi pubblici, realizzati secondo criteri di imparzialità, correttezza e trasparenza . Stessa attenzione va posta nella scelta dei manager, cui vanno dati obbiettivi di gestione chiari, pubblici e pubblicizzati, verificandone poi i risultati effettivamente conseguiti. Introdurre la cultura della valutazione dei risultati, con riguardo all’efficacia dei servizi, dei percorsi terapeutici, delle strutture sanitarie rendendo pubblici e facilmente accessibili le valutazioni e risultati, in modo che siano utili al governo regionale e ai cittadini nelle loro scelte.
• Introdurre in modo organizzato cultura e sistemi di gestione e prevenzione degli errori clinici a difesa della sicurezza dei cittadini e dell’attività degli operatori, imponendo la diffusione di Unità di Gestione del Rischio in ogni azienda sanitaria, investendo in formazione e tecnologie finalizzate. 
• Introdurre un sistema elettronico in tutti gli ospedali pubblici ed accreditati per consentire ai cittadini, nel rispetto della privacy, di compilare schede di valutazione sui servizi, sul personale e su tutto quello che concerne i nosocomi. per valutare l’efficienza delle strutture pubbliche ed accreditate.

Il dramma della sanità negli istituti di pena
Gli enti regionali sono chiamati, oggi più che in passato, ad assumersi le proprie responsabilità per ridurre la distanza tra principi proclamati ed impegni presi in sede sovranazionale e le condizioni di vita nelle carceri. La gestione della profonda crisi che stanno vivendo le carceri italiane non può infatti essere lasciata alla sola passiva responsabilità del Governo centrale.
Gli istituti di pena presenti nel Lazio sono 15. In essi i detenuti complessivamente presenti sono 5.835 (5.419 uomini e 416 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 4.619. Quindi un eccesso di ben 1200 detenuti. Dopo Lombardia, Sicilia e Campania, il Lazio è la regione con il maggior numero di carcerati. Molti di questi sono disabili, tossicodipendenti, malati mentali, sieropositivi, immunodepressi, affetti da epatite e da altre gravi patologie. 
È necessario adottare misure urgenti e di forte impatto.
- Promuovere una iniziativa presso il ministro delle Regioni e la Conferenza Stato-Regioni per ottenere il trasferimento delle risorse stanziate dal Ministero dell’Economia e il completamento del passaggio delle competenze in materia di salute dal Ministero della Giustizia al Sistema Sanitario Nazionale.
- Investire nelle strutture, nella sicurezza dei posti di lavoro, nel rinnovo della tecnologia, negli adeguamenti degli organici e nella formazione del personale per rendere seria e credibile la Riforma della Medicina Penitenziaria, deciso dal Governo Prodi.
- Far sì che le ASL possano mettere a disposizione dei detenuti la loro qualificata rete dei servizi, in modo di rendere effettiva la riforma della Medicina Penitenziaria.
- Piano regionale di assunzione di psicologi penitenziari per ridurre il numero dei suicidi, dei tentati suicidi e degli atti di autolesionismo.
- Prevedere visite ispettive due volte l’anno delle ASL competenti per verificare le condizioni igienico-sanitarie degli ambienti carcerari. 
- Istituzionalizzare una maggiore sinergia fra Amministrazione Penitenziaria, Ente Regione, gli enti locali, il volontariato e il mondo delle cooperative allo scopo di realizzare, per la popolazione detenuta, gli indispensabili progetti di formazione professionale, di lavoro e di tempo libero, il che renderebbe sicuramente più vivibili i nostri istituti di pena e darebbe concreta attuazione al principio costituzionale della funzione rieducativi della pena

Dal corpo dei disabili al cuore della politica
Dimensioni del problema disabilità
In complesso vi sono in Italia circa 3 milioni di persone con disabilità comunque importanti, seppure a diversi livelli. I casi gravi sono circa 1.500.000. Un problema particolare è rappresentato dal “dopo di noi”: si stima che il 50% delle persone disabili vivrà senza genitori e quindi senza il loro sostegno per venti anni in media. Infine, con l’invecchiamento della popolazione è destinato ad aumentare drammaticamente il numero dei vecchi non autosufficienti. Alla fine del 2009 gli ultraottantenni erano il 5,6% della popolazione. 
L’assistenza delle persone con grave disabilità è sopportata quasi interamente dalle famiglie e rappresenta un onere che si ripercuote sulla vita dell’intero nucleo familiare. Le risorse di cui le Regioni e gli Enti locali dispongono per l’assistenza ai disabili e alle loro famiglie sono largamente insufficienti e questa mancanza di mezzi determina una stridente contraddizione fra lo stato di avanzamento della legislazione, che riconosce finalmente al disabile piena dignità di persona che deve essere messa in grado di vivere la propria vita con un sufficiente grado di dignità, di sicurezza e di autonomia e le concrete condizioni in cui è costretto a vivere insieme alla propria famiglia. E come spesso accade, le risorse che vengono lesinate per un efficace e significativo sostegno alle famiglie debbono essere poi spese per affrontare i costi sociali determinati dall’impoverimento e dall’emarginazione delle famiglie e dalla necessità di istituzionalizzazione dei disabili.
La Regione è in grave ritardo legislativo. Due legislature non sono state sufficienti per recepire la legge 328 del 2000 che ha riscritto le regole dell’assistenza pubblica. Questo ritardo va immediatamente colmato con l’approvazione di una legge regionale che recepisca anche l’importante Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità. L’approvazione della legge può e deve essere l’occasione per riordinare l’intera materia che non può essere affrontata solo con gli strumenti della assistenza sanitaria o parasanitaria. Quando infatti si parla di riequilibrio della spesa sanitaria si deve prima di tutto parlare di riequilibrio a favore della spesa sociosanitaria. Occorre valutare ciò che concretamente si fa in materia di residenze sanitarie assistite, assistenza domiciliare, centri di igiene mentale, forme di sostegno indiretto alle famiglie. E quanto gli strumenti e le strutture pubbliche e private siano adeguate a promuovere l’autonomia del disabile e la sua partecipazione alla vita sociale. Allo stesso modo sarà necessario valutare gli impegni necessari per promuovere l’integrazione del disabile nella scuola e nel lavoro, la possibilità di accedere agli ausili tecnici necessari a consentirgli possibilità di comunicazione e di autonomia, oggi resa difficoltosa da un superato “nomenclatore tariffario”. La Giunta regionale lo farà direttamente se le saranno restituite la pienezza delle sue competenze, altrimenti dovrà farlo confrontandosi con il commissario di governo a cui si imputa la responsabilità di una intepretazione della norma fiscale che colpisce le famiglie. 
E’ tuttavia del tutto evidente che quello della disabilità, nella diversità delle sue forme, è il più grave e doloroso fenomeno sociale del nostro tempo, destinato ad aggravarsi con il prolungarsi della durata della vita. Per la sua complessità e rilevanza esso richiede di essere ormai affrontato con forme di previdenza sociale e non più con gli strumenti inadeguati della tradizionale assistenza.
Dal 1995 abbiamo anche un modello legislativo di riferimento nella soluzione legislativa previdenziale approvata dal Parlamento della Repubblica federale tedesca. Non è la Regione Lazio che potrà risolvere una questione che non rientra nelle sue competenze. Non almeno la Regione Lazio da sola. Ma insieme alle altre Regioni, nell’ambito della conferenza Stato-Regioni, il problema potrà e dovrà essere posto al Governo nazionale e al Parlamento.
La spesa per le cure di lungo periodo destinate alla disabilità assorbe l’1,6% del PIL, pari a 25 miliardi di euro (dato del 2005), già oggi per due terzi assorbita da persone con oltre 65 anni di età. E’ una spesa insopportabile per le famiglie e per istituzioni prive di cespiti finanziari sicuri ed è con ogni evidenza destinata ad aumentare. E’ tempo dunque di provvedere.

Un ambiente che migliori la qualità della vita
La tutela delle aree naturali protette
Il sistema regionale delle aree protette è costituito da circa 50 Parchi e riserve naturali di interesse regionale, dai cosiddetti Monumenti naturali e dalle parti del territorio regionale collocati all’inerno dei Parchi Nazionali del Circeo, del Gran Sasso Monti della Laga e dell’Abruzzo, Lazio e Molise e delle Riserve Statali del Litorale Romano e della Tenuta di Castelporziano. 
Per rafforzare la gestione di questo ampio e articolato sistema di aree naturali protette è necessario muoversi in tre direzioni:
• convocare una Conferenza regionale dei Parchi e delle Riserve naturali - aperta agli enti di gestione, agli amministratori locali e all’associazionismo - nel corso della quale rendere pubblici le attività svolte e i risultati ottenuti nel campo della protezione della natura, e operare una ricognizione puntuale dello stato di attuazione delle leggistatali e regionali con particolare attenzione alle disposizioni normative che impongono l’approvazione regionale dei Piani di Assetto dei Parchi e delle Riserve regionali e dei Piani dei Parchi Nazionali;
• avviare una cooperazione tecnico-istituzionale con le regioni confinanti, a partire dagli obblighi in materia di approvazione dei Piani dei Parchi Nazionali, per la definizione, a scala interregionale, delle linee di assetto del territorio con particolare attenzione all’identificazione delle continuità ecologiche da preservare e delle forme d’uso dello spazio fisico da promuovere;
• lanciare una rinnovata strategia regionale finalizzata a rafforzare il patrimonio di aree di proprietà pubblica o sulle quali vigono diritti collettivi costituendo - sul modello del Conservatoire de l’espace littoral francese (introdotto in Italia dalla regione Sardegna per la protezione delle sue coste) - una Conservatoria Regionale per la Protezione della Natura che abbia come compiti esclusivi: la costruzione e l’aggiornamento continuo di un’anagrafe pubblica delle aree naturali di proprietà pubblica, dei beni ad uso collettivo, delle riserve e dei parchi regionali, provinciali e comunali e delle aree comunque preservate dall’urbanizzazione; l’acquisizione in proprietà e la gestione dei beni di interesse ambientale e culturale da conservare.
Per finanziare questo processo di patrimonializzazione delle aree protette si ricorrerà, nell’immediato, a una rimodulazione dei contributi previsti (oneri concessori e il cosiddetto contributo straordinario) a fronte delle operazioni di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio urbanizzato, e in prospettiva alle nuove prerogative affidate alle regioni dal c.d. federalismo fiscale. Su questo terreno, la Regione Lazio si impegnerà a utilizzare i nuovi poteri impositivi anche per premiare le prestazioni ecologiche - in termini di protezione e risparmio di natura - che determinati ambiti territoriali assicurano alla collettività regionale, attraverso contropartite economiche e finanziarie a carico degli ambiti territoriali più vasti, che dalle scelte conservative traggono benefici. 

Meno rifiuti: ridurli, riusarli, riciclarli 
Prevenire la produzione dei rifiuti attraverso la riduzione degli involucri e il riuso, anche mediante accordi con le aziende produttive e con la distribuzione;
raggiungere il 50% di raccolta differenziata;
incentivare e promuovere l’industria del riciclo;
limitare al massimo i rifiuti solidi urbani destinati all’incenerimento e alla discarica:
sono questi gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere per far uscire il Lazio da una situazione di criticità che ne ha determinato a lungo il commissariamento da parte del Governo. 
Nella nostra regione la produzione di rifiuti solidi urbani (v. rapporto rifiuti Ispra 2008) è stata nel 2007 di 3.359.554 tonnellate con un aumento di circa il 14% rispetto al 2003. Di questa quantità enorme di rifiuti, circa l’83% viene smaltito in una delle dieci discariche del Lazio. Negli ultimi dieci anni questa percentuale non ha subito notevoli variazioni, a dimostrazione che la “cultura” della discarica è stata predominante per lo smaltimento dell’RSU (rifiuti solidi urbani). I dati sulla raccolta differenziata sono tutt’altro che buoni: nel 2007 il Lazio si è attestato sul 12.1%, lontano da quel 35% previsto per decenni come limite minimo dalle normative nazionali, che ormai indicano il più elevato traguardo di almeno il 50%. Nello stesso anno la Lombardia è arrivata al 44.5%, il Veneto al 51.4%, con una media italiana del 27.5 %.
Il numero di termovalorizzatori o di impianti equivalenti previsti dal Piano dei rifiuti concordato tra la Giunta regionale uscente e il Governo è sufficiente per accompagnare e facilitare gli sforzi rivolti al perseguimento di questi obiettivi entro il prossimo quinquennio. 
E’ necessario tuttavia completare rapidamente (nei primi due anni della legislatura) gli impianti, oggi insufficienti:
• di selezione e separazione del multimateriale (vetro,plastica,metallo) raccolto soprattutto a Roma,
• del Trattamento Meccanico Biologico (TMB), che devono assicurare materiale ecologicamente sostenibile ai termovalorizzatori,
• di compostaggio destinati al trattamento della raccolta differenziata del materiale organico. 
Questo progetto, deve essere sostenuto da una forte campagna, che coinvolga amministratori, operatori e cittadini, per il passaggio dalla cultura fino ad oggi prevalente della discarica a quella della riduzione, del riuso e del riciclaggio: non realizzarlo nei tempi previsti espone il Lazio a un nuovo commissariamento e la censura dell’UE, con il rischio di un aumento indiscriminato di discariche e inceneritori.

La raccolta differenziata
Viste le differenze territoriali, urbanistiche ed edilizie che esistono nella Regione Lazio, è impensabile attuare un unico metodo di raccolta differenziata. La complessità del territorio ci suggerisce di adeguare la raccolta alle complessità esistenti, anche se il “porta a porta”, lì dove è possibile, rimane il metodo da seguire.
Per aumentare la raccolta differenziata occorre:
- superare il metodo della raccolta multi materiale stradale (plastica/ vetro) visto che questo rende necessaria una ulteriore fase di trattamento che ne diminuisce di molto la resa e la qualità del prodotto da riusare.
- Continuare, ed estendere, la riorganizzazione della raccolta differenziata, verso modalità di “domiciliarizzate” o di “prossimità”, superando l’attuale prevalenza di grandi contenitori in sede stradale.
- Aumentare i centri di raccolta e le isole ecologiche con l’introduzione di sistemi di premialità verso i cittadini che vi conferiscono RSU differenziato.
- Prevedere sperimentazioni con la grande distribuzione per il conferimento dei rifiuti provenienti dai loro prodotti presso aree attrezzate nei punti di vendita, che includano meccanismi di “convenienza economica” sia per i cittadini che per le imprese interessate.
- Adeguare immediatamente la logistica a favore della raccolta differenziata.
- Realizzare accordi di programma con gli enti locali e la grande distribuzione per favorire la raccolta differenziata.

Controlli, trasparenza e reati ambientali
I controlli sui termovalorizzatori ed i gassificatori presenti nel Lazio vanno aumentati. I valori delle emissioni prodotte da questi impianti saranno disponibili sul portale della Regione e li aggiorneremo periodicamente. I sistemi di controllo dei “fumi” saranno continuamente verificati. Parimenti, in tutte le discariche del Lazio saranno notevolmente aumentate le centraline per il controllo dell’aria, e incrementati i test sull’acqua e sulle falde; anche i risultati di queste analisi saranno pubblicati sul sito. La Regione Lazio si costituirà parte civile in tutti i processi per reati ambientali riguardanti il suo territorio. 

No al nucleare, sì all’energia pulita 
La vera alternativa al nucleare è rappresentata dall’efficienza energetica e dalle energie rinnovabili.
Più tecnologia, ricerca, efficienza energetica e tutela dell’ambiente sono la bussola delle politiche industriali, energetiche e ambientali dei prossimi anni. 
L’obiettivo europeo e nazionale si tradurrà nei prossimi mesi in obiettivi per le Regioni, cui la legislazione primaria dà potere esclusivo di autorizzare centrali elettriche da fonti rinnovabili, centrali di medio-piccola taglia e reti elettriche a mediobassa tensione.
Un sistema premiante statale per le Regioni che contribuiscono di più all’obiettivo è già in studio. Le Regioni in grado di integrare meglio questa sfida nel proprio tessuto economico ne trarranno notevoli vantaggi anche in termini di sviluppo.
Il modo più conveniente per contrastare gli effetti ambientali avversi del ciclo energetico è:
• dare priorità all’efficienza energetica, attraverso investimenti soprattutto nei settori industriale, edilizio e dei trasporti. 
• sviluppare le energie da fonti rinnovabili.
Il costo del nucleare – calcolato, come è corretto fare, dal momento della costruzione a quello dello smantellamento dell’impianto e della messa in sicurezza dei materiali contaminati - non dà garanzie di economicità rispetto alle altre fonti e comporta nella sua fase d’avvio enormi criticità finanziarie che alla prima difficoltà si tradurrebbero in un balzello irrimediabile sulle nostre bollette.
Il Piano Energetico e Ambientale che proporremo per il Lazio lancerà una politica di investimenti per l’uso e per la produzione sostenibile di energia, mirata a valorizzare l’industria del territorio anziché a ospitare nuovi grandi poli produttivi ad alto impatto.. Il Lazio del resto già ora con le centrali elettriche in costruzione sta diventando un esportatore netto di elettricità.

Per un miglior uso del territorio
Per un’urbanistica europea
Obiettivo rilevante della politica urbanistica regionale è un adeguamento alla legislazione europea in materia di partecipazione dei cittadini e delle associazioni a una seria applicazione delle pratiche di valutazione ambientale strategica (VAS) e di valutazione di impatto ambientale (VIA). Correlativamente, va limitata ai casi effettivamente eccezionali la logica dell’emergenza e delle conseguenti deroghe alle leggi e ai vincoli urbanistici, ambientali, storico-culturali e paesaggistici, ponendo fine allo scandalo della continua e abusiva estensione delle norme previste per le catastrofi naturali ai grandi eventi e alle manifestazioni sportive internazionali.
In quest’ottica va fermata l’ulteriore cementificazione del territorio agricolo, indirizzando invece l’attività alla riqualificazione urbanistica di ambiti semi abbandonati o degradati, alla messa in sicurezza dei centri abitati rispetto ai rischi idrogeologici e alla rottamazione edilizia.

Edilizia: c’è molto da ricostruire
Nonostante il settore edile residenziale nel Lazio (e soprattutto a Roma) continui a produrre nuovi immobili, e nonostante moltissimi alloggi sfitti , esiste una grandissima necessità di edilizia popolare, di case cioè da destinare alle fasce socialmente più deboli.
La risposta a questa esigenza deve essere trovata rafforzando le forme di finanziamenti pubblici per la casa già avviate dalla Regione Lazio con la legge di assestamento di bilancio 2009 e non consentendo, se non in casi assolutamente straordinari, cubature aggiuntive rispetto a quelle già individuate dai già dilatati piani regolatori . Il recupero dell’immenso patrimonio immobiliare deve partire dagli immobili pubblici dismessi che già consentirebbero, ad esempio a Roma, la sistemazione di 15 mila famiglie (sono 50 mila quelle bisognose) e va integrato dall’acquisto, come avviene in Francia e Germania da parte dello Stato, di immobili da riqualificare e da destinare a tale esigenza. Si deve inoltre usare la leva fiscale per incentivare l’immissione nel mercato di immobili sfitti (si stimano tra i 100 e i 200 mila quelli a Roma) . Questo anche per non creare quartieri-ghetto sconnessi alla città in termini di mobilità e di servizi. 
La regione dovrà agire su i seguenti fronti: 
favorire l’affitto degli alloggi sfitti anche al fine di diminuire la richiesta di costruzione di nuove case;
favorire l’individuazione delle necessarie cubature da destinarsi all’edilizia popolare all’interno delle cubature ancora da realizzarsi già previste dai vari piani regolatori;
individuare forme d’incentivo fiscale per favorire gli affitti secondo canoni non speculativi;
approvare disposizioni che mettano i Comuni nelle condizioni di dover approvare in via prioritaria la realizzazione dell’edilizia popolare prima di ogni altro ulteriore intervento residenziale per garantire la realizzazione di nuovi alloggi popolari;
proseguire nell'applicazione delle norme già esistenti sull'autorecupero e l'autocostruzione, incentivando nuove forme di abitare sostenibile, tra cui il cohousing.
Tutto questo deve rientrare poi in una cornice di garanzie e di tutela che preservi il territorio regionale da ulteriori processi speculativi. A tal fine è necessario ultimare il processo di pianificazione paesaggistica già avviato che, adeguandosi alle nuove disposizione del Codice dei Beni Culturali, prevede eventuali espansione urbane solo in un quadro dove gli elementi paesaggisti ed ambientali che caratterizzano il Lazio vengono preservati, valorizzati e correttamente gestiti senza alterare la loro bellezza e la loro funzionalità ecologica.

La grande opportunità del turismo
Il settore turismo, determinante per il sistema Regione Lazio, ha ancora grandissime potenzialità di crescita. 
La Regione deve continuare ad avere un ruolo fondamentale primario nel settore, ma certe forme di concorrenza tra le Regioni, che danno luogo ad inutili sprechi, devono essere sostituite da esperienze di collaborazione. E’ per esempio opportuno promuovere un “dialogo turistico” con l’Abruzzo, il Molise e le Marche, per stimolare un rapporto interregionale che veda nelle regioni centrali una nuova piattaforma di collegamento fra i Balcani e il Mediterraneo verso la riva sud, partendo proprio dal settore turismo.
Per quanto riguarda le politiche specifiche per il turismo in ambito regionale, ecco alcune linee di intervento: 
- Affrontare in modo serio e completo il problema della stagionalità sfruttando il clima mite anche in stagioni come primavera ed autunno, per allacciare partenariati con paesi nordici e dell’Europa orientale.
- Stimolare la trasformazione dell’offerta:
• rilanciando il turismo qualificato attraverso un graduale potenziamento del territorio laziale, da ottenersi in special modo con l’inserimento – all’interno dei percorsi turistici imperniati su Roma – di tappe alternative nelle bellezze periferiche della regione Lazio.
• sfruttando le potenzialità dei prodotti enogastronomici locali, attirando per questa via un turismo mirato in grado di valorizzare la Regione e non soltanto la Capitale.
• promuovendo un turismo locale che migliori il rapporto tra Roma e territorio attraverso l’acquisto diretto del consumatore presso il produttore di prodotti a kilometro zero.

Agricoltura: contro l’abbandono delle terre coltivate
Purtroppo il Lazio è una delle regioni in cui, nonostante il grande impegno dell’assessorato in questo campo, si è verificato uno dei più alti tassi di sparizione delle aziende agricole. La redditività agricola non può certo competere con la rendita fondiaria e immobiliare, specie se ci saranno in vista nuovi condoni edilizi. Bisogna inoltre che si giunga ad una incisiva legislazione, anzitutto regionale, sul consumo di suolo. E’ indispensabile un binomio virtuoso Parchi/Agricoltura, promuovendo – come già avviene – all’interno dei Parchi stessi un’agricoltura biologica, tipizzata, di qualità. Stanno aumentando nella regione i giovani agricoltori. Bisogna aiutarli, sostenerli di più.

Trasporti: una rete che sia davvero al servizio dei cittadini
Il sistema di trasporto regionale 
È necessario di disporre di una rete di trasporto pubblico efficiente. È però evidente che il deficit infrastrutturale cumulato negli anni del dopoguerra nel trasporto ferroviario (in particolare quello locale) rispetto ad altri paesi è impressionante e non potrà essere colmato in tempi brevi. 
Proposte:
Intervenire sull’attuale Servizio di Trasporto di competenza Regionale per mezzo della creazione di un unico organismo responsabile dei trasporti nella Regione. Quest’unica Autorità, da creare con il concorso del Comune di Roma e delle Province sul modello dello STIF (Syndicat des Transports de l’Ile-de-France) o del Consorcio de Transportes de Madrid, deve superare la frammentazione di competenze tra le diverse amministrazioni ed essere l’unico responsabile nel Lazio dell’offerta di trasporto (ferrovie FS, ferrovie concesse, servizi extraurbani su gomma, integrazione delle reti su gomma locali al livello provinciale, eventuali altri modi di trasporto), della tariffazione, dei contratti di servizio e delle gare di affidamento dei servizi di trasporto nonché della pianificazione della rete e degli interventi infrastrutturali. Questo si realizza in sostanza con un ampliamento di ruolo dell’AREMOL) unificandola con l’Agenzia per la mobilità del Comune di Roma recentemente costituita (" Roma servizi per la Mobilità");
Rilancio di Metrebus e dell’Integrazione Tariffaria Regionale affidando tutta la competenza sull’emissione dei biglietti, degli abbonamenti e dei controlli alla suddetta Autorità.
Intervento sulla gara di Trenitalia per l’acquisto dei nuovi treni regionali richiedendo una tipologia di materiale rotabile di caratteristiche analoghe a quelle delle S-Bahn tedesche, RER parigine o Cercànias Madrilene per le linee a carattere spiccatamente “metropolitano” come la FR1 (Aeroporto – Fara Sabina), FR3 (La Storta – Ostiense), le linee per i Castelli (FR4) e Tivoli (FR2);
Ridefinizione della rete di trasporto su gomma del CO.TRA.L. e dei bacini sovracomunali per creare un servizio di adduzione alla rete ferroviaria;
Intervento sul nodo ferroviario di Roma in maniera contestuale agli interventi sul territorio regionale perché è nel nodo che si concentrano le criticità infrastrutturali (sia nel numero di binari che nelle tecnologie di gestione del traffico) che non permettono di conseguire un apprezzabile incremento di efficienza del servizio anche con una maggiore offerta di treni sui rami periferici. Ripensare la logica della rete Metrebus 3 + 3 (peraltro nei fatti già abbandonata) con i 3 passanti ferroviari differenziando le linee con un sistema di gerarchie di tipo “metropolitano” per le FR1, FR2, FR3 ed FR4 (a servizio dell’area metropolitana, con frequenze inferiori ai 10 minuti dentro Roma e binari completamente dedicati con adozione di tecnologie specifiche), di tipo “Regionale” per le FR5, FR6, FR7 e FR8 che ammettono frequenze maggiori compatibili con l’esercizio promiscuo merci sui cui corridoi occorre investire in maniera prioritaria;

Una regione ricca di cultura, fucina d’innovazione
Diritto allo studio
La Regione seguirà queste linee direttive:
• Promuovere l’aumento delle residenze destinate agli studenti.
• Incrementare dall’attuale 43% ad almeno il 60% la copertura di borse di studio per gli studenti aventi diritto.
• Migliorare la gestione e realizzare tempestivamente le opere di manutenzione ordinaria delle residenze universitarie oggi fatiscenti e non a norma.
• Abbinare l’elargizione di residenze e borse di studio all’inizio dell’anno accademico, evitando i disagi che ne conseguono. 
• Adeguare le strutture di ausili e supporti specialistici per studenti disabili.
• Favorire le agevolazioni per i trasporti. 
• Incrementare i contributi per la mobilità internazionale, stage e tirocini all’estero.

La cultura: uno spazio di libertà e di convivenza 
La cultura ha sempre rappresentato uno spazio pubblico di libertà, di democrazia, di libera convivenza e - senza sottovalutare l’importantissimo contributo economico al benessere collettivo - di cittadinanza piena. 
Al contrario, il declino di un territorio, di una comunità, di una città è sempre rivelato da scenari cupi, fatti di grigiore culturale, provincialismo artistico, teatri che si chiudono, luci che si spengono, patrimoni culturali e artistici abbandonati. 
Tutto ciò vale per l’Italia e per la maggior parte delle sue regioni, ma assume un ruolo decisivo per il nostro territorio. Nel Lazio, infatti, non solo risiedono la maggioranza delle compagnie teatrali, musicali, delle associazioni culturali, delle fondazioni, delle imprese dell’audiovisivo e dello spettacolo dal vivo del nostro paese, ma, in virtù di questa peculiarità, è proprio in questa regione che la crisi economica e i drammatici tagli operati dal governo nazionale alla cultura hanno colpito con più durezza il tessuto vitale delle realtà artistiche e culturali. 
L’amministrazione deve essere attore e protagonista accanto al mondo della cultura, non solo nella battaglia per il ripristino delle risorse oggi tagliate, ma anche per la riforma di criteri di distribuzione arcaici e burocratici. 

Più risorse alla cultura, ma non solo. 
In questa direzione è un ragionevole obiettivo programmatico quello di riportare l’1% della spesa regionale dei prossimi tre anni destinandola alle politiche culturali. Un investimento per nulla straordinario che dovrà assumere caratteristiche di spesa minima ordinaria. 

Sostegno alla creatività giovanile: un problema di spazi, servizi, occasioni.
Un secondo obiettivo riguarda quello di organizzare una rete di servizi, in collaborazione con gli enti locali, i comuni e le province, a sostegno della produzione culturale e artistica, con particolare attenzione alla creatività giovanile, alla produzione indipendente, alle culture locali. Un mondo che richiede occasioni e opportunità: in poche parole servizi e spazi disponibili, piuttosto che finanziamenti disorganici e occasionali. Intendiamo contribuire a realizzare: luoghi di sperimentazione, sale di prova gratuite, accessi alla comunicazione, momenti di visibilità. La stessa esperienza delle Officine Culturali va proseguita, come vanno immaginati dei veri e propri Laboratori Urbani per queste realtà. Occorre, più in generale, promuovere e sostenere i circuiti teatrali indipendenti..

Spettacolo dal vivo: il riconoscimento di imprese a pieno titolo.
Un altro settore d’intervento decisivo riguarda il sostegno allo spettacolo dal vivo. I tagli del governo hanno lasciato l’intero mondo della cultura e dell’arte in una situazione di drammatica solitudine. Il sostegno a questo settore rappresenta per noi non solo un tema di chiara rilevanza economica ma anche l’occasione per affermare un diverso modello di convivenza civile,di alternativa all’isolamento civile e culturale delle nostre comunità.
E’ necessaria l’elaborazione di una legge regionale che possa intervenire direttamente sulla produzione anche attraverso un diverso utilizzo della leva fiscale, sia di reinvestimento degli utili da parte dei privati in produzione artistica, sia mutuando su base regionale il modello della “tax credit” e della “tax shelter”.
Il vero problema di moltissime realtà teatrali è rappresentato oggi dal mancato riconoscimento della caratteristica di impresa a pieno titolo. Da tempo le imprese dello spettacolo dal vivo reclamano il riconoscimento di Piccole e Medie Imprese. Un vuoto normativo che impedisce a moltissime realtà l’accesso al credito, agli ammortizzatori sociali o agli stessi finanziamenti previsti per le altre imprese. 
Analogo intervento intendiamo metterlo in campo nel settore teatrale. Sia difendendo i tanti teatri dal rischio di chiusura, sia difendendo esperienze originali che rischiano la marginalità, in assenza di spazi e occasioni. 

Le risorse per la cultura: trasparenza, semplificazione, unificazione delle competenze.
Più in generale è anche il sistema di distribuzione delle risorse e di sostegno alla cultura che deve essere reso più semplice e trasparente. Non solo i contributi - sia alla produzione che agli eventi - debbono essere accessibili e controllabili pubblicamente, ma anche riportati sotto un’unica direzione – quella del dipartimento culturale - ed un'unica voce, sottraendoli alle mille competenze che intervengono nel settore. 

Un distretto per l’audiovisivo. 
Un’attenzione particolare va rivolta al settore dell’audiovisivo. Il Lazio è la regione del cinema e della produzione televisiva. Qui si concentrano la stragrande maggioranza delle imprese del settore (circa 130.000 occupati): con un fatturato di sette miliardi di euro è la seconda filiera industriale dopo il settore edilizio. L’approvazione di una nuova legge regionale per l’audiovisivo sarebbe un segnale importante nei confronti del settore, potrebbe essere approvata nei primi 100 giorni di governo della nuova giunta.
Si tratterebbe della prima legge-quadro regionale in materia di audiovisivo, a sostegno della produzione di film e fiction, di promozione dell’innovazione tecnologica e di facilitazione di accesso al credito.
Oltre alla produzione è nostra intenzione sostenere la promozione del territorio attraverso il rilancio della Film Commission; analogo impegno va messo in campo per la diffusione della cultura cinematografica: attraverso interventi per la ristrutturazione e messa norma delle sale cinematografiche; per l’adeguamento tecnologico; per la tutela dei piccoli esercizi cinematografici; per le sale dedicate alla programmazione del cinema italiano ed europeo; per la salvaguardia delle sale nei centri storici e nei territori più svantaggiati. 

Piccola editoria. 
La piccola e media editoria ha trovato nel Lazio una propria dimensione inedita nel panorama nazionale. Un settore che in questi anni è cresciuto sia in termini di visibilità, sia di vivacità culturale. Per questo intendiamo sostenere un’editoria fatta d’idee e di qualità, attraverso il sostegno a fiere dedicate, facilitazione dell’accesso al credito per i piccoli editori, integrazione con il circuito delle biblioteche regionali e con il mondo della scuola.È necessario creare nel Lazio, e in particolare a Roma, una “CITTA’ DEL LIBRO”, luogo e strumento per sostenere ad un tempo le attività creative, quelle produttive, quelle di promozione, con risorse pubbliche che ne consentano l’avvio.

Il Lazio un grande patrimonio culturale. 
I beni culturali nel Lazio ed i suoi musei sono anche la sua ricchezza più esclusiva, spesso poco conosciuta e valorizzata. Puntare sui Grandi Attrattori Culturali della regione come poli di investimento per uno sviluppo sostenibile del territorio attraverso il potenziamento di strutture turistiche e ricettive, rappresenta una politica lungimirante a basso impatto ambientale e ad alto margine di incremento a breve termine. Il lavoro svolto nello sviluppo di luoghi di eccellenza come le Ville di Tivoli, il parco di Vulci, l’abbazia di Fossanova, la via del Sale, disseminati su tutto il territorio regionale sono una prova concreta di come gli investimenti in cultura possano rapidamente trasformarsi in volani economici virtuosi. 
Unire la memoria dell’antico con il sapere moderno è un meccanismo vincente in tanti altri campi. Pensiamo al Lazio come terra delle grandi abbazie, da Farfa, a Subiaco, a Montecassino, i luoghi che hanno consentito la trasmissione della cultura occidentale dal papiro alla carta stampata. E oggi siamo a un altro passaggio cruciale dal libro al supporto digitale, con progetti molto ambiziosi. Noi siamo assenti, mentre potremmo candidare la regione delle antiche abbazie come polo della digitalizzazione dei saperi, promuovendo la ricerca e la nascita di nuove imprese specializzate nel software dei beni culturali, cominciare con l’archiviazione fotografica del nostro patrimonio artistico, per esempio, potrebbe essere un primo passo verso la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio.
Occorre approvare una Legge quadro sulla valorizzazione dei beni culturali, che raccolga le innovazioni avviate in questi anni e recepisca a livello regionale quanto disposto dall’art. 117 della Costituzione. Occorre favorire lo sviluppo, anche in questo campo, della piccola e media impresa e della innovazione tecnologica..

Lavoro e politiche sociali 
Le proposte qualificanti per valorizzare l’offerta di lavoro
• Ottimizzare il fondo di Reddito Minimo Garantito per le fasce svantaggiate. L’istituto del Reddito minimo garantito della Regione Lazio, che sarà erogato a circa 10 mila disoccupati, inoccupati e precari, deve caratterizzarsi maggiormente come intervento assistenziale, non sostitutivo degli ammortizzatori sociali erogati dallo Stato, ed essere maggiormente vincolato alla condizione economica della famiglia per rilevare effettivamente lo stato di povertà relativa.
• Incrementare e migliorare i centri per l’impiego: rendendoli nuovo punto di riferimento per chi perde il lavoro ampliando gli sportelli a disposizione dei disoccupati coinvolgendo, attraverso l’istituto dell’accreditamento, anche altri soggetti pubblici e privati. E’ necessario anche elevare la qualità del servizi pubblici per il lavoro definendo i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere erogate ai disoccupati e i meccanismi premiali per i centri che li raggiungono.
• Orientare maggiormente la formazione professionale alla creazione delle figure professionali richieste dalle imprese. Deve essere questa la componente “chiave” delle politiche attive del lavoro, lo strumento essenziale per rendere più occupabili e più competitivi i lavoratori. Per queste ragioni è necessario un approccio integrato delle politiche sul mercato del lavoro e sulla formazione professionale che devono essere gestite da un unico assessorato.
• aumentare sia l’offerta che la domanda di figure professionali con alte specializzazioni per promuovere l’innovazione del sistema produttivo. A questo fine occorre istituire nella Regione gli Istituti tecnici superiori per far fronte alle esigenze di tecnici altamente specializzati e rafforzare gli sportelli universitari per l’inserimento nel lavoro dei neolaureati, integrandoli in modo stabile e operativo nella rete dei servizi per il lavoro della Regione.
• Operazione legalità contro il lavoro nero e per l’integrazione degli immigrati intercettando tempestivamente i lavoratori immigrati che hanno perso il lavoro, attraverso il sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie, per offrire loro servizi di ricollocamento, facilitati dalla disponibilità di incentivi nazionali e regionali per le imprese che assumono lavoratori disoccupati, con o senza ammortizzatori sociali

Integrare gli immigrati
L'Integrazione va a vantaggio di tutti, può essere un fattore di sviluppo sociale ed economico. 
Le leggi ci sono ma vanno attuate. La legge regionale del Lazio approvata nel giugno 2008 conteneva delle novità importanti, come la creazione di tre nuovi istituti: la Consulta regionale per l’immigrazione, con funzioni di rappresentanza e proposta per l’adeguamento delle politiche regionali; le Assemblee provinciali di cittadini stranieri immigrati; l’Osservatorio regionale contro il razzismo e la discriminazione, ancora da costituire.
Proposte: 
• Attuazione della legge regionale del Lazio approvata nel giugno 2008 Controllo ed informazione sui servizi e sui diritti acquisiti in base alla legislazione nazionale vigente. Sostegno alla formazione scolastica, professionale, universitaria, all’inserimento nel mondo del lavoro, anche in forma imprenditoriale. Introduzione di una anagrafe pubblica di tutti i nominati nelle consulte e negli osservatori per l'immigrazione.
• Emanazione di una legge per i rifugiati sul modello di quella approvata dalla Regione Calabria nel giugno 2009: interventi di protezione, accoglienza ed integrazione sociale dei rifugiati. Sostegno per azioni indirizzate all'inserimento socio-lavorativo. Promozione di un sistema regionale integrato di accoglienza e di una rete di servizi territoriali. Monitoraggio sull’andamento dei progetti finanziati.

5) UN NUOVO RAPPORTO CON I CITTADINI
La Presidenza di Emma Bonino intende basare il governo della Regione sui tre principi di trasparenza, partecipazione e efficienza come fondamento di un nuovo rapporto con i cittadini. 
-> La trasparenza promuove la responsabilità rendendo disponibili ai cittadini le informazioni su quello che l’amministrazione sta facendo. 
-> La partecipazione consente ai cittadini di contribuire con idee e competenze in modo che l’amministrazione possa portare avanti le sue politiche con il beneficio delle informazioni che sono diffuse nella società. 
-> La misurazione dei servizi, legata a meccanismi premiali e all’inclusione dei cittadini nella valutazione, produce decisioni e servizi migliori, un’amministrazione più efficiente e un contenimento della spesa pubblica.

Efficienza e misurazione dei servizi al cittadino
Emma Bonino intende far proprio il progetto Ichino per la Regione Lazio “Quattro scelte coraggiore per una svolta” perseguendo i suoi obiettivi:
-> Attivazione di un sistema di valutazione indipendente dell’operato dell’amministrazione e dei progressi nell’azione di risanamento, capace di coinvolgere nel modo più esteso e penetrante l’opinione pubblica e gli osservatori qualificati esterni, anche mediante l’applicazione più estesa del principio di trasparenza totale;
-> Responsabilizzazione della dirigenza con obiettivi precisi e verificabili di riallineamento nell’arco di un biennio alla media delle altre Regioni (secondo la tecnica del benchmarking comparativo): 
a) dell’organico dirigenziale; 
b) del tasso di assenze del personale;
-> Premio di rendimento legato alla valutazione espressa dai cittadini utenti su alcuni servizi gestiti direttamente dalla Regione.
Nel 1° rapporto sull’attuazione del progetto si legge: “In materia di controlli interni le criticità principali riguardano l’assenza di misure adeguate a sanzionare l’eventuale inadempimento e a incentivare, invece, la realizzazione degli obiettivi fissati”. 
E' impegno della prossima amministrazione introdurre sanzioni e incentivi legati alla misurazione della qualità dei servizi, dei livelli essenziali delle prestazioni, dell'efficienza della pubblica amministrazione.

Trasparenza
Emma Bonino intende proseguire e ampliare il progetto “trasparenza totale” secondo le linee guida stilate dal gruppo di lavoro dell’Università di Milano presieduto da Pietro Ichino e traducendolo in legge regionale.
Per aumentare la responsabilità del governo, promuovere una partecipazione informata dei cittadini, e creare nuove opportunità economiche, sotto la presidenza di Emma Bonino ogni agenzia dell’amministrazione regionale sarà obbligata a rendere disponibili su internet tutti i dati pubblici in suo possesso in formato aperto, a partire dalla creazione di un’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. 
Questi dati sono infatti raccolti a spese del pubblico e riguardano attività finanziate con le tasse, ma sono stati finora inaccessibili al comune cittadino. Esempi di dati pubblici sono: i rimborsi delle spese dei consiglieri regionali, i beneficiari di contratti pubblici, i dati sull’inquinamento ambientale, le liste di attesa per gli asili comunali, gli stipendi e i curricula dei funzionari pubblici, dei dirigenti sanitari, i bilanci, i contratti con privati per la fornitura di servizi.
Negli ultimi anni alcune delle amministrazioni più innovative del mondo, sia di destra che di sinistra, come il Governo Usa (http://www.whitehouse.gov/open), il Comune di Londra (http://data.london.gov.uk/) e quello di San Francisco (http://datasf.org/), hanno messo a disposizione su internet, attraverso apposite direttive, tutti i dati pubblici in loro possesso, attraverso il principio dei “dati aperti”. 
Secondo questo principio, che la Regione Lazio farà proprio, tutti i dati in possesso dell’amministrazione regionale saranno da intendersi come “pubblici”, eccetto quando dimostrate ragioni di riservatezza o sicurezza saranno opposte alla loro pubblicazione. Tutti i dati pubblici saranno rilasciati in formato aperto, ovvero messi a disposizione dei cittadini su internet con queste caratteristiche: 
-> Completi: Tutti i dati pubblici sono resi disponibili. I dati pubblici sono tutti i dati eccetto quelli che sono soggetti e valide restrizioni di riservatezza e sicurezza.
-> Primari: I dati sono raccolti alla fonte, con il massimo livello possibile di dettaglio, non in forme aggregate o modificate.
-> Tempestivi: I dati sono resi pubblici tanto velocemente quanto è necessario per preservarne il valore.
-> Accessibili: I dati sono disponibili al più ampio numero di utenti per la più ampia varietà di scopi.
-> Leggibili dai computer: I dati sono strutturati per consentire di essere processati in modo automatico.
-> Non discriminatori: I dati sono disponibili a chiunque, senza necessità di registrazione.
-> Non proprietari: I dati sono disponibili in un formato sul quale nessuna entità ha esclusivo controllo.
-> Liberi: L’uso e il riuso dei dati non deve essere soggetto ad alcuna restrizione derivante da copyright o brevetto.

Diritti digitali del cittadino
Emma Bonino intende porre il problema della legalità anche rispetto ai servizi che tutti noi possiamo pretendere: informare il cittadino dei suoi diritti ed offrirgli gli strumenti per "esigerli" ed esprimersi sui servizi a cui lui ha accesso è lo strumento chiave per "imporre" innovazione alla pubblica amministrazione e renderla strumentale alla qualità dei servizi resi nonchè alla vita degli utenti del settore pubblico.
Un miglioramento dei servizi può essere data proprio dalla Amministrazione Regionale operando su due fronti:
1) legislativo, in modo da rendere ancora più efficaci gli strumenti normativi in materia;
2) amministrativo, predisponendo un meccanismo di monitoraggio e verifica dell’efficacia delle politiche di innovazione decise.
In particolare l'iniziativa legislativa e il monitoraggio saranno indirizzati a consentire:
-> Diritto all’uso delle tecnologie, in tutte le comunicazioni con la pubblica amministrazione: le Amministrazioni non possono più obbligare i privati a recarsi presso gli uffici a richiedere informazioni, ottenere e depositare documenti.
-> Diritto al procedimento amministrativo informatico: le Amministrazioni devono informare dell'avvio dei procedimento, consentire l'accesso ai documenti relativi, e dare la possibilità di depositarli, tutto per via telematica.
-> Diritto all’effettuazione dei pagamenti con modalità informatiche, dai bolli ai servizi a pagamento.
-> Diritto alla comunicazione mediante posta elettronica certificata: le Amministrazioni devono consentire la possibilità di scegliere un indirizzo di posta elettronica quale proprio domicilio
-> Diritto alla qualità dei servizi: l’Amministrazione deve monitorare la soddisfazione dei propri clienti attraverso meccanismi che consentano loro di esprimere giudizi sul livello del servizio.
-> Alfabetizzazione informatica: per evitare che la digitalizzazione costituisca una discriminazione tra i soggetti che sanno utilizzare questi strumenti e sono in grado di accedervi e coloro che, per diversi motivi (collocazione geografica, grado di istruzione, possibilità economiche), non hanno tale possibilità.

Partecipazione 
Una delle azioni strutturali necessarie per aumentare la responsabilità della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini, ridurre la corruzione, e riformare il sistema politico è una grande opera per la costruzioni di moderne ed efficienti "infrastrutture civiche" per valorizzare il ruolo dei cittadini, che si accompagni all’impegno per migliorare le infrastrutture dei trasporti, industriali e tecnologiche.
Questo approccio trova un saldo riferimento nel principio di sussidiarietà stabilito dalla Costituzione, secondo il quale: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (art. 118, ultimo comma). 
La Presidenza di Emma Bonino rifiuterà un’interpretazione in negativo di questo principio, secondo la quale laddove i privati si attivano, il pubblico deve ritrarsi. La responsabilità dei soggetti pubblici non può venir meno non solo per assolvere al loro compito di garantire i diritti civili e sociali, ma perché l'essenza della sussidiarietà consiste nell'essere la piattaforma costituzionale su cui è possibile costruire un'alleanza fra cittadini attivi e amministrazioni locali, per prendersi congiuntamente cura dei beni comuni e dell'interesse pubblico.

Istituti di partecipazione e controllo
Varie forme di referendum e iniziative, se ben concepite, sono uno strumento essenziale per migliorare il funzionamento, il rendimento e la qualità delle democrazie liberali: lo confermano, in primo luogo, due secoli di esperienze referendarie in Svizzera e in molti stati americani.
L'art. 123, comma 1, della Costituzione prevede che gli Statuti regionali debbano regolare l'esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione. Si tratta dunque di un contenuto minimo che deve necessariamente essere presente in tutti gli Statuti.
A livello regionale c'è domanda di referendum bloccata in primo luogo dal vincolo del quorum. Negli ultimi due anni sono stati promossi referendum regionali, falliti unicamente a causa del quorum, in Sardegna, Umbria, Val d'Aosta e Trentino Alto Adige.
A partire dall’obiettivo dell’approvazione di una legge attuativa complessiva degli istituti di partecipazione, la Regione Lazio potrebbe rappresentare un esperimento di innovazione istituzionale diretta a un maggiore coinvolgimento dei cittadini alle scelte che li riguardano, anzitutto attraverso l’abolizione del quorum per i referendum, l’introduzione del referendum abrogativo di atti amministrativi, e del referendum propositivo sul modello svizzero.

Audit civico
L’Audit Civico è un sistema di valutazione dei servizi pubblici che coinvolge direttamente i cittadini. Reclutati su base volontaria i cittadini valutano i servizi forniti da una struttura specifica e formulano giudizi e proposte di miglioramento.
Emma Bonino intende estendere l’utilizzo di questa forma di valutazione dei servizi pubblici:
collegando incentivi e disincentivi di carattere economico e di promozione in carriera di dirigenti e funzionari pubblici ai risultati della misurazione dei servizi attraverso le valutazioni dei cittadini, secondo quanto previsto dal Rapporto Ichino per la Regione Lazio,
inserendo il punto di vista dei cittadini negli organismi di valutazione regionali,
promuovendo l’audit civico nel protocollo che dovrà stipulare la Conferenza Stato-Regioni con la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità, 
estendendo attraverso protocolli di intesa con i comuni del Lazio, l’applicazione delle linee guida già esistenti per diffondere l’audit civico nei Comuni, negli istituti scolastixci e per la valutazione di tutti i servizi pubblici

Promuovere la collaborazione tra Amministrazione e cittadini attivi 
La Regione Lazio promuoverà forme di collaborazione tra Amministrazione e cittadini, sia attraverso procedure di consultazione dei cittadini che consentano un’azione di governo meglio informata senza tuttavia bloccare il processo decisionale, sia attraverso la promozione di progetti di sussidiarietà orizzontale, a partire dai “microprogetti” previsti dall'art. 23 della legge n. 2/2009, che consentono a gruppi di cittadini organizzati di formulare all'ente locale territoriale competente proposte operative di pronta attuazione per la realizzazione di opere di arredo urbano o di interesse locale

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