In quale democrazia al mondo un presidente può dire: "No alle elezioni, perché non ci sono soldi"?

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Prima la Presidente Polverini si dimette e fa sciogliere il Consiglio tuonando "li mando a casa io", ignorando che è stata la trasparenza dei Radicali a innescare l'esplosione dello scandalo Lazio, che l'ha davvero mandata a casa; ora - nel disperato tentativo di rifarsi una "verginità" a suon di manifesti abusivi - tutto rimane fermo, congelato, senza democrazia, senza elezioni, con un consiglio impotente perché sciolto. E lei rimane al posto di comando, facendo nomine, anche quelle "abusive", che pagano i cittadini.

Il decisionismo di pochi giorni fa, che ancora campeggia illegalmente sui muri di Roma, insomma, sembra essere evaporato.

E tutto questo è dettato non da questioni istituzionali, ma semplicemente dal vuoto dell'offerta politica di un centrodestra allo sbando. La Presidente si giustifica adducendo una mancanza di risorse regionali per svolgere le elezioni. Cosa si direbbe di un qualsiasi altro Paese al mondo in cui un Presidente dicesse: non possiamo tenere le elezioni ora perché non ci sono i soldi? Qualcuno se lo domanda?

E' credibile poi, a proposito di spese, una Presidente che, a fronte della moltiplicazioni di commissioni consiliari, della formazione dei monogruppi, della spesa inutile per nuove palazzine alla Pisana, della moltiplicazione dei fondi ai gruppi e tanto altro, nulla ha fatto se non dare parere negativo alle proposte taglia-sprechi dei Radicali?

Le spese elettorali sono "costi della democrazia" di ben altra importanza e significato rispetto alla maggioranza delle voci di bilancio della Regione. Andare subito al voto, sbloccare la Regione riportandola ad una pienezza istituzionale dovrebbe essere l'unica urgenza di una Presidente dimissionaria che volesse dare corpo con i fatti alla manifestata volontà di tornare alla serietà e legalità delle istituzioni democratiche.

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